Liberté, liberté chérie

Sara Valentina Di PalmaAbbiamo appena finito di leggere la Parashat ha Shavua di questo ultimo Shabbat e di gioire per la festa e per il frescolino che, dopo gli ultimi temporali, ci ha recato sollievo dal caldo torrido, e la chukkà, la norma della Torah rappresentata dalla parà adumà (la mucca rossa) si dispiega davanti ai nostri occhi mettendoci alla prova.
Se, infatti, la Parashà di Chukkat illustra una mitzvah in parte comprensibile relativa a purezza e impurità, il senso generale di questa nistarà, di questa mitzvah, è oscura, ci sfugge eppure abbiamo l’obbligo di osservarla al pari delle mitzvot che capiamo, affidandoci a Kadosh BaruchHu il quale un giorno ci chiarirà anche quanto per noi ora resta indecifrabile.
La mucca rossa, di cui abbiamo già letto di Shabbat Parà dopo Purim, animale perfetto preso per il Signore, ucciso, bruciato e le cui ceneri servono a purificare chi è entrato in contatto con un defunto rendendosi impuro, sembra richiamare sortilegi e atti magici il cui senso sfuggì anche al più saggio dei saggi, Shlomo HaMelek, come racconta un Midrash (Midrash Rabbà, BeMidbar 19:8) e come testimonia Salomone stesso in Kohelet (“dissi, diventerò saggio, e invece ciò era lontano da me”, 7:23), eppure questa norma va rispettata in quanto sancita da D-o (Midrash Rabbà, BeMidbar 19:8).
Dunque, dobbiamo osservare anche se non capiamo, affidandoci all’Altissimo, e così dopo aver letto della mucca rossa e pianto la morte di Miriam e di Aron, la nuova settimana ci ha accolto, sgomenti e sbigottiti, con i morti di Nizza del 14 luglio. Mentre i francesi celebravano la Presa della Bastiglia e l’inizio di quella Rivoluzione del 1789, figlia dell’Illuminismo settecentesco e madre della contemporaneità con il fondamento delle Costituzioni occidentali democratiche e dello Stato di diritto, un uomo solo disseminava terrore e morte sul lungomare di Nizza, colpendo cittadini festanti accorsi ad ammirare lo spettacolo pirotecnico serale.
Dimentichiamo dunque ora la bandiera francese che trasse ispirazione da quella americana, nata con l’indipendenza degli Stati Uniti nel 1776, dimentichiamo la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino posta con la Rivoluzione francese del 1789 a fondamento dei diritti costituzionali ed il suo modello, ovvero la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 e i primi dieci emendamenti contenuti nel Bill of Rights del 1791 che per la prima volta esponevano una dichiarazione di principi di diritti umani. Infine, dimentichiamo il clima di vivacità culturale e intellettuale con cui la Francia in subbuglio guardava all’esperimento costituzionale americano. O piuttosto, ricordiamocene per tenere a mente quanto li abbiamo dimenticati strada facendo e quali risorse siamo in grado di reperire, noi Europa, per difendere noi stessi e prima ancora i principi giurisdizionali a tutela della cittadinanza. Liberté, Liberté chérie, combats avec tes défenseurs!

Sara Valentina Di Palma

(21 luglio 2016)