ORIZZONTI Francia: due accademici si scontrano sulla natura del terrorismo
“Cosa fa da propellente al terrorismo e agli attacchi contro la Francia è più di un dibattito accademico: la risposta dà forma alla politica per spuntare la minaccia. Dunque non è una faccenda da poco, in una cultura sotto attacco che per di più tiene in gran conto i dibattiti intellettuali, che i due più importanti studiosi di Islam radicale – un tempo amici – siano diventati acerrimi rivali per via delle loro visioni differenti”. Il 12 luglio, solo due giorni prima della strage di Nizza, il New York Times pubblicava un articolo dedicato a un tema che già toglieva il sonno a Parigi e non solo: quale natura, quali motivazioni, spingono gli autori delle efferate stragi terroriste che stanno insanguinando l’Europa e il mondo.
I due in questione sono Gilles Kepel, professore alla prestigiosa Sciences Po, e Olivier Roy, che insegna al European University Institute di Firenze. Guardando alle stragi degli ultimi mesi, siamo di fronte alla radicalizzazione dell’Islam, o all’islamizzazione del radicalismo? Questo il nodo del contendere. Kepel propende per la prima ipotesi: lui trova le risposte dentro i problemi della società francese, le sue periferie, la “sociologia disfunzionale”, e soprattutto l’Islam. Roy invece pone l’accento sulla dimensione individuale dei colpevoli, sulla loro psicologia e ritiene che la loro relisione sia un fattore marginale, una mera scusa che viene usata da persone disturbate, piccoli criminali, per giustificare la loro violenza. Politologi stimati, autori di numerosi libri, opinionisti molto richiesti da giornali e televisioni, Kepel e Roy sono stati amici per vent’anni, fino a quando le loro strade si sono divise, conducendoli in una polemica senza esclusione di colpi, puntellata da insulti reciproci come “incompetente”, “matto”, “illetterato”.
Nel suo libro apparso all’indomani Kepel fa risalire l’anno di svolta rispetto ai problemi di oggi al 2005: quando scoppiarono le proteste delle banlieue, i giovani musulmani di Francia cominciarono a provare la volontà di dissociarsi dal resto del paese, e contemporaneamente fu diffuso un testo scritto da un ingegnere siriano che spingeva alla guerra civile delle terze generazioni di immigrati in Europa, testo che rappresenta un fondamentale libro di istruzioni della follia jihadista.
Secondo Roy invece quell’opera non ha alcuna rilevanza, e l’intera ipotesi non regge. “Non c’è nessuna terza generazione, il profilo è esattamente quello della seconda generazione. Si tratta di piccola delinquenza”. Certo qualificare Lahouaiej Bouhlel, che con un tir ha massacrato 84 persone, come piccolo delinquente, pare un po’ difficile, pur presentando lui molte delle caratteristiche descritte dallo studioso (come la poca o inesistente osservanza religiosa e la depressione).
E la domanda su come agire, come evitare che attacchi come quelli del Bataclan o della Promenade des Anglais, rimane.
Rossella Tercatin