Thriller sulla neve

Valerio-Fiandra 2Che forma ha una palla di neve? A prima vista è un’imperfetta sfera bianca, fatta di fiocchi che però, a guardarli al microscopio, sono cristalli dalle cento forme: tutte così regolari e definite da sembrare scolpite. Così è La Sostanza del Male (Einaudi), thriller ad alta quota di Luca D’Andrea: una palla che rotola da pagina uno a pagina 449, fatta di dettagli così precisi e connessi da fondersi in un effetto valanga che non si placa che a valle, dopo l’ennesimo colpo di scena finale.
La Natura è la protagonista di un thriller scritto da un italiano che alla prima opera sta per conquistare milioni di lettori in tutte le lingue: quella umana – capace di estremi orrori e amori – e quella del Tirolo, bellissima e terribile – imperscrutabile nel suo silenzio quanto efficace nelle sue azioni.
Due settimane fa vi dicevo della mia insoddisfazione per la maggior parte dei gialli o noir all’italiana che ho letto, lamentandomi soprattutto della assenza o quasi di storia; bene, qui non solo la storia c’è, ed è potente, ma – quel che più conta in un thriller – i meccanismi funzionano. C’è quasi da chiamare al capolavoro, nel suo genere, e certamente a una delle migliori prove di un autore italiano da sempre: niente ammiccamenti alla simpatia per chi indaga o altri trucchi da commedia dell’arte per D’Andrea, che pare un boxeur texano per la durezza e un orologiaio svizzero per la precisione. Il protagonista è un uomo ordinario che ha il vizio di farsi domande; quando la sorte lo metterà alle strette facendogli sfiorare un mistero sepolto non saprà ne potrà più smettere di indagare, nonostante i pericoli che correranno sia lui sia la moglie e la figlia.
Una tragedia familiare collega quasi ogni personaggio, ma la storia delle conflittuali zone di confine che ne è scenario è parte di quella di Salinger, Annelise, Clara e gli altri. Chi ha ucciso è chi continua a uccidere? C’è una maledizione sovrannaturale sulla valle, o sono umane, troppo umane miserie a lasciare arrossata di sangue la neve ? Cosa c’entra il mestiere del protagonista con il segreto che nasconde una faida dove si uccide e si muore anche per procura ?
Come ogni buon thriller – i riferimenti sono King e Nesbø – anche La Sostanza del Male è una matrioska: un mistero aperto apre al successivo e lo mette in discussione. Ma c’è qualcosa di più, ed è quel che mi è piaciuto anche in seconda lettura (ogni buon libro mi obbliga a rileggerlo, siamo facili alle cantonate, specie se qualcosa o qualcuno ci piace). La lingua è netta ma sofisticata, adatta alla bisogna senza tradire, come quasi ogni altro autore italiano fa (e se ne compiace pure!) la regola numero uno della letteratura di genere: credersi Letteratura.

Valerio Fiandra

(21 luglio 2016)