La battaglia delle carte di credito

kahlonNelle scorse settimane il Fondo monetario internazionale (FMI) ha criticato aspramente il progetto di riforma del sistema bancario israeliano voluta dal ministro Kahlon, riforma imperniata sulla separazione tra attività bancaria e gestione delle carte di credito. Nonostante tale parere negativo il ministro ha trasmesso la bozza di legge al Parlamento. In cosa consiste la proposta e perché il FMI è preoccupato? La proposta di riforma è scaturita dai lavori di una apposita Commissione (“Strum”) e la legge di riforma è fortemente voluta dal ministro delle Finanze Moshe Kahlon, leader del nuovo partito Kulanu (“tutti noi”), entrato nella Knesset con un programma elettorale di difesa dei consumatori e del “popolo del cottage cheese”, quello che nel 2011 aveva manifestato nelle piazze contro l’elevato costo della vita. L’obiettivo della riforma è di aumentare la concorrenza tra le banche israeliane (attualmente le 5 maggiori banche controllano il 95% del mercato), al fine di ridurre il costo del credito bancario per le imprese e le famiglie. Uno degli strumenti con cui si vuole aumentare la concorrenza è rappresentato dall’imposizione di un divieto alle banche di gestire anche le carte di credito, un business che verrebbe esercitato solo da società specializzate. Vale la pena di notare che in Israele le carte di credito sono molto più diffuse che in Italia e rappresentano sia uno strumento di pagamento sia, in misura massiccia, una forma di credito alle famiglie: tipicamente l’acquisto con carta di credito si associa a una rateizzazione dell’acquisto fino a 12 mesi. Ebbene l’obiettivo ultimo della riforma è di aumentare la concorrenza nel settore delle carte di credito e ridurre il costo dei finanziamenti rateali per le famiglie. La preoccupazione del FMI è legata al fatto che una proliferazione “selvaggia” di carte di credito potrebbe danneggiare sia le famiglie sia le società finanziare che le emettono. Da un lato il timore è che una eccessiva concorrenza tra emittenti di carte di credito le induca a rilasciare troppe carte, anche a chi non ha reddito sufficiente, e induca le famiglie a indebitarsi troppo, col rischio che non siano in grado di ripagare il debito. L’altro timore è che un eccessivo indebitamento, a cui si associ un aumento delle insolvenze delle famiglie, metta a repentaglio le società finanziarie emittenti, provocando fallimenti a catena. Le finanziarie che emettono carte di credito ed erogano credito al consumo sono tipicamente più fragili delle banche, avendo pochissimo capitale che possa assorbire le perdite. In sintesi, vi è un chiaro dilemma: se privilegiare l’esigenza delle famiglie israeliane di finanziare a basso costo i propri consumi oppure, al contrario, cercare di prevenire la possibilità che un eccessivo indebitamento e insolvenze delle famiglie provochino a loro volta insolvenze nel settore finanziario, con reazioni a catena. Il ministro Kahlon, che è stato eletto con un programma elettorale di tutela dei consumatori, si preoccupa di questi ultimi, mentre il FMI fa il suo mestiere di guardiano della stabilità del sistema finanziario. Il Parlamento israeliano è sovrano e, vista l’elevata frequenza con cui il paese va alle urne, con ogni probabilità farà gli interessi delle famiglie e approverà la legge.

Aviram Levy, Pagine Ebraiche Agosto 2016

(24 luglio 2016)