L’inaspettata visita di un generale saudita Israele, strette di mano con Riad
La fotografia che immortala la stretta di mano tra il direttore generale degli Affari esteri Dore Gold e l’ex generale saudita Anwar Eshki è uno dei segnali del cambiamento degli equilibri in Medio Oriente. Seppur Riad e Gerusalemme non possano considerarsi alleate, l’inaspettata visita di Eshki – militare in pensione con stretti legami con la monarchia saudita – dimostra che i due Paesi, che ufficialmente non hanno rapporti diplomatici, hanno invece da tempo stabilito un contatto. Di questo avvicinamento – in cui è coinvolto anche l’Egitto – aveva già parlato su queste pagine il demografo e analista Sergio Della Pergola, in occasione della cessione all’Arabia Saudita da parte del Cairo della sovranità sulle isole di Tiran e Sanapir all’imbocco del Mar Rosso. Come spiegava Della Pergola, “le due isolette disabitate svolgono un importante ruolo strategico come postazione di controllo della navigazione internazionale verso il Golfo di Aqaba che è anche il Golfo di Eilat”. Quasi mezzo secolo fa (1967) il presidente egiziano Nasser chiuse lo stretto, bloccando la navigazione verso Eilat e di fatto aprendo la strada al conflitto che di lì a poco esploderà e sarà ricordato come la Guerra dei sei giorni. Un conflitto, ricorda Della Pergola, che non avvenne “per liberare i territori occupati da Israele, bensì per liberare il territorio DA Israele”. Affermazione che ben sintetizza la realtà geopolitica in cui si trovava allora Israele e che ora ha imboccato una nuova strada, in direzione contraria rispetto al passato. “Una testimonianza dei cambiamenti intervenuti da allora in Medio Oriente – continuava l’analista nella sua riflessione sul Portale dell’ebraismo italiano – sta nel fatto che i due paesi coinvolti nel trasferimento delle isole si siano prima consultati con Israele e poi abbiano confermato per iscritto che la libertà di navigazione israeliana rimarrà immutata. Israele quindi ha dato il suo beneplacito al passaggio di proprietà delle relative acque territoriali”.
C’è dunque una linea diplomatica che corre dal Cairo e Riad e arriva fino a Gerusalemme. Seppur non vi siano, quanto meno con i sauditi, rapporti ufficiali. Secondo il generale Eshki – che comunque ha ricevuto il benestare di Riad per venire in Israele, sottolineano i quotidiani del Paese – lo Stato ebraico non riuscirà a portare avanti rapporti con gli stati del Golfo Persico fino a che non ci sarà la firma di un accordo di pace permanente con i palestinesi. “Non ci sarà alcun tipo di pace con gli Stati arabi – ha dichiarato Eshki alla radio dell’esercito israeliano – Prima deve esserci la pace con i fratelli palestinesi. Se l’iniziativa di pace araba sarà implementata, il regno saudita e altri paesi arabi normalizzeranno le relazioni con Israele”.
(25 luglio 2016)