La Laguna degli incontri. Noemi Di Segni:
“Grandi nella storia e nelle speranze”
Punto d’arrivo e orizzonte di nuova coraggiosa partenza, Venezia ebraica è oggi teatro di una straordinaria giornata di lavoro, di incontro e di cultura. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, alla sua prima uscita in una delle 21 Comunità ebraiche locali dopo la sua recente elezione alla guida della massima istituzione dell’ebraismo italiano, è oggi al centro di una serrata sequenza che fa in questa stagione di Venezia il baricentro dell’ebraismo mondiale.
Una lunga giornata, che si concluderà, nel quadro delle grandi manifestazioni culturali di rilievo internazionale dedicate ai cinque secoli di storia che ci separano dalla creazione del ghetto che fu il primo della storia.
Accolta al suo arrivo in Laguna dal presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati, che era accompagnato dai Consiglieri Enrico Levis e Giuseppe Salvadori, la presidente dell’Unione ha cominciato la sua visita alla città con un colloquio nella sede municipale di Ca’ Farsetti. Ad attenderla sul Canal Grande il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha valutato con Di Segni e Gnignati il grande lavoro intrapreso per offrire da Venezia al mondo, in questa stagione di grandi appuntamenti, la dimensione della storia e della cultura degli ebrei della àcitt, testimoni di cinque secoli di storia tormentata e appassionante.
Potenzialità inestimabili, quelle di Venezia e della sua comunità ebraica, che da molti secoli si intrecciano e continuano a domandare lungimiranza e volontà di progettare il futuro.
Lasciati i saloni del palazzo municipale, la presidente dell’Unione ha subito incontrato il Consiglio comunitario e l’assemblea degli iscritti. Numerosissimi gli interventi che hanno fatto seguito ai discorsi introduttivi del presidente Gnignati, del rabbino capo di Venezia Shalom Bahbout e del Consigliere UCEI Davide Romanin Jacur, che assieme alla Consigliera veneziana dell’Unione Sandra Levis ha partecipato ai lavori.
Tante le voci che hanno voluto testimoniare amicizia e partecipazione alla presidente che assume la guida dell’Unione in una stagione particolarmente difficile per l’ebraismo italiano. E al di là di un senso di festa e di amicizia, per questa giornata fuori dal comune, l’incontro è stato attraversato anche dai tanti interrogativi e dalle tante difficoltà che le istituzioni dell’ebraismo italiano e i diversi singoli iscritti sanno di dover affrontare.
“Siamo contenti – ha esordito il presidente Gnignati – di avere una presidente autorevole che è il frutto della capacità dell’Italia ebraica di pensare assieme.
Le Comunità maggiori non esauriscono l’universo dell’ebraismo italiano. Se siamo quello che siamo è perché esistono le 21 diverse comunità ebraiche italiane. Siamo orgogliosi di questa diversità di centri, che rappresenta una ricchezza per tutto l’ebraismo italiano.
“Siamo molto grati per il lavoro svolto – ha aggiunto il presidente della comunità veneziana – al presidente uscente dell’Unione Renzo Gattegna ed è importante che in questo solco venga coerentemente valorizzato il rapporto fra Unione e Comunità. Ora è necessario prima di tutto assicurare le condizioni per garantire che le nostre città possano restare luoghi di vita ebraica. Ma per sviluppare compiutamente questo progetto è illusorio pensare che possiamo restare ripiegati in noi e isolati dalle grandi mutazioni che attraversano le società in cui viviamo. Ormai noi siamo nella generazione successiva a chi ha provato la tragedia della Shoah, credo che il modo per continuare l’insegnamento che abbiamo ricevuto dalle generazioni che ci hanno preceduto adesso sia l’impegno nei confronti del mondo civile. L’Europa in queste drammatiche settimane in cui la sicurezza viene messa a repentaglio sta vivendo ora in Israele, e capisce che affrontare una serena quotidianità non è del tutto scontato. E l’impegno civile che siamo capaci di testimoniare non è solo un modo di vivere la nostra quotidianità, ma anche un modo di fare politica ebraica. Attraverso il modello del consorzio dobbiamo ora essere capaci di offrire servizi a tutte le comunità”.
“Non siete – ha esordito la presidente Di Segni rispondendo all’accoglienza che gli ebrei di Venezia le hanno tributato – una comunità né piccola, né diversamente grande, ma siete grandi davvero, nella storia e nella potenzialità. La comunità non è solo una misura dell’ampiezza demografica. Per quello che ho potuto conoscere attraverso il lavoro dei Consiglieri e di chi lavora per le comunità devo dire che il fattore decisivo è la forza e la passione di coltivare un patrimonio di idee e di progetti che è posto a garanzia dell’ebraismo italiano. Lo trovo fra voi, non sempre lo si riscontra altrove”.
“Se oggi – ha proseguito Noemi Di Segni – l’ebraismo italiano vuole intervenire con forza e con autorevolezza nella società in cui vive, non può che passare attraverso lo snodo dell’Unione e la volontà di collaborazione fra realtà diverse”.
Per quanto riguarda il problema delle risorse economiche, che si fa sempre più pressante, la presidente Di Segni ha usato parole molto chiare ancorando il suo discorso alle recenti risoluzioni adottate dal Consiglio dell’Unione che si è tenuto a metà luglio.
“Il sensibile calo della raccolta Otto per mille che ci colpisce – ha riferito – può essere interpretato in modo diverso. Ma tutti devono sapere che il Consiglio ha immediatamente deliberato di salvaguardare la componente erogata alle singole Comunità. Gli impegni saranno mantenuti e nessuna Comunità dovrà rinunciare a quanto si attendeva. Detto questo sarà necessario compiere una riflessione su come programmare il 2017, anche facendo i conti sui tanti importanti progetti cui gli ebrei italiani giustamente aspirano”.
“Dobbiamo riflettere – ha concluso la presidente dell’Unione – su quali sono le fonti che sostengono le nostre comunità, ma non possiamo ridurci a pensare solo all’emergenza economica, dobbiamo risalire alle idee e ai valori, perché solo questi beni potranno garantire la continuità dell’ebraismo italiano e risposte chiare alle domande delle nuove generazioni”.
Ha preso poi la parola il Consigliere Ucei Davide Romanin Jacur, che presiede anche la vicina Comunità ebraica di Padova. “L’Unione – ha ricordato – non è l’unione degli ebrei italiani, ma è l’unione delle Comunità ebraiche italiane. Oggi le 21 Comunità ebraiche italiane costituiscono un patrimonio insostituibile. E sicuramente la presidente Noemi Di Segni è stata eletta dalle comunità ebraiche, dalla loro compattezza e dalla loro coerente volontà nel compiere una scelta convinta”.
Il Consigliere ha poi compiuto un’analisi impietosa, ma necessaria, della difficoltà di garantire le risorse alle istituzioni dell’ebraismo italiano. Una chiara analisi degli errori compiuti e delle sfide da raccogliere, una chiara volontà di affrontare i problemi con franchezza, maturità e senso dell’equilibrio, appare determinante per riuscire a superare le difficoltà.
“Le nostre comunità – ha aggiunto Romanin – non hanno solo subito la distruzione delle persecuzioni e delle Shoah, ma con le poche forze residue hanno molto dato alla costruzione dello Stato di Israele. Noemi, che ha studiato ed è cresciuta in Israele, è oggi in Italia anche per restituire all’ebraismo italiano un poco del bene che gli ebrei italiani sono stati capaci di donare”.
La giornata veneziana prosegue con numerosi incontri e appuntamenti. Certo la prestigiosa mostra Venezia, gli ebrei e l’Europa, che sotto la guida della storica dell’urbanistica Donatella Calabi la città di Venezia dedica agli ultimi cinque secoli di storia dei propri ebrei a palazzo Ducale. Ma anche dall’appuntamento con il giudice della Corte suprema statunitense Ruth Bader Ginsburg e degli altri magistrati che danno vita in serata allo straordinario processo figurato che metterà a confronto giuristi ed esperti provenienti da realtà diverse attorno al personaggio shakespeariano di Shylock.
Questa sera, sul campo del Ghetto nuovo, la giornata veneziana della presidente dell’Unione si chiuderà su uno scenario unico al mondo, quando proprio i luoghi che hanno visto cinque secoli di storia ebraica, di sofferenze, di speranze e di successi, di fedele trasmissione di valori e di cultura al servizio dell’intera società, saranno lo scenario unico al mondo in cui Shakespeare andrà in scena con il testo teatrale del Mercante di Venezia ricreato da una troupe di attori venuti da diversi paesi per unire uno dei miti della cultura mondiale con la quotidiana determinazione di vivere, di amare, di essere se stessi. E di continuare a pensare al futuro.
gv
(27 luglio 2016)