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Il violinista sul tetto

milanoÈ il 1970 e la vita del piccolo villaggio di Lekenik, nella Yugoslavia comunista, sta per essere sconvolta. Nelle stradine, tra le casupole, arriva con grande clamore una fila di camion da cui scendono star di Hollywood, cine operatori e attrezzature filmiche d’ogni genere, che si piazzano su quelle stradine fino ad allora silenziose e ci restano sei mesi. In quel lungo periodo Lekenik si trasforma in uno shtetl e i suoi abitanti in ebrei est europei d’altri tempi, tra le viuzze risuonano le note del musical e delle melodie chassidiche e i tetti prendono i colori di Chagall.
Lekenik, nel cuore della Croazia, diventa il set della trasposizione cinematografica de “Il violinista sul tetto”, musical di Broadway di straordinario successo, tratto da “Tevje il lattivendolo e altre storie”, di Shalom Aleichem. Quando i camion ripartono con le apparecchiature e le curiose postazioni di make-up, il villaggio ritorna alla quiete e vi resta per molti anni, fino al 2010 quando, grazie al lavoro del Center for Jewish Education Rimon di Zagabria, diventa il punto di riferimento di un grande progetto in cui c’è spazio per lo studio e la divulgazione della storia ebraica di Zagabria, la raccolta delle memorie, gli atelier creativi e lo sviluppo del turismo.
Il film vinse tre oscar, di cui uno per la colonna sonora, firmata dal geniale John Williams.
Io ci andrò domani a Lekenik, un po’ perché sono curiosa di camminare là dove 45 anni fa camminò Tevje, interpretato da Chaim Topol, attore israeliano vincitore di due Golden Globe che aveva iniziato la sua carriera come attore protagonista di “Sallah Shabati” di Ephraim Kishon, un vero classico israeliano. Ma soprattutto sono curiosa di vedere come lavora il Centro Rimon di Zagabria, impegnato per sua stessa dichiarazione a “preservare l’identità ebraica e a svilupparla per trasmetterla alle future generazioni e per condividere la storia della comunità con i visitatori”.
Gli ebrei di Zagabria sono orgogliosi della propria comunità, nata agli inizi del 1800, a seguito dell’editto di Giuseppe II e cresciuta nel tempo, una comunità che nel 1867 costruisce la propria sinagoga, di rito neologo e introduce la lingua croata nella preghiera; una comunità aperta al dialogo, che non di rado incontra l’allora sparuta comunità ortodossa e accoglie gli immigrati ebrei dalla terra ceca, da Austria e Ungheria. Una comunità che perde l’80% dei suoi membri durante la Shoah, che torna a vivere, con grande tenacia, alla fine degli anni ’90 e oggi si dice orgogliosa di avere due scuole, un Jewish Film Festival, un dipartimento di ebraistica all’università e, perché no, anche quel piccolo villaggio in bilico tra fiction e realtà, che pur nella sua dimensione musical diventa lo spazio per raccontare una parte importante di sé.

Consiglio d’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=Vvr8AjT0aD0&list=RDRBHZFYpQ6nc&index=2

Maria Teresa Milano

(28 luglio 2016)