Cracovia
Cracovia in questi giorni è affollata di giovani che vengono da tutto il mondo per incontrare il papa in occasione della Giornata mondiale della gioventù.
Mi sono trovata qui, senza sapere di questo evento. Avevo programmato questo viaggio perché Cracovia è una delle città più belle della Polonia, ricca di memorie ebraiche.
I giovani percorrono tutte le vie della città, facendosi notare per gruppi nazionali, ogni comitiva con bandiere, canti e balli propri di ciascun paese.
Persino un gruppo di giovani vestiti anche loro con i lunghi impermeabili di plastica colorata di tutti gli altri pellegrini, con due bandiere di Israele! Mi chiedo chi siano; forse cattolici israeliani che sventolano la bandiera col maghen david. Purtroppo sono sull’altro lato di un’ampia strada e non posso raggiungerli per capire meglio. Faccio solo in tempo a fotografarli.
Sulle prime sono rimasta un po’ perplessa da queste folle oceaniche e preoccupata di non poter visitare la città in tutta tranquillità.
Ormai, a due giorni dal mio arrivo, abituata alla confusione, posso trarre le prime conclusioni da questa imprevista esperienza.
Ieri, ad Auschwitz e Birkenau, dove non ero mai stata, ho incontrato una folla di giovani, che per lo più, silenziosi e composti, hanno visitato sotto la pioggia i due campi, leggendo le didascalie e osservando con attenzione tutto ciò che vedevano intorno a sé.
Ma la loro presenza ad Auschwitz e a Birkenau, per ciò che questi due campi simboleggiano, era in una certa misura naturale e attesa. Quel che forse era più difficile da immaginare è la presenza di distribuita tra i luoghi della Cracovia ebraica; piccoli gruppi al seguito di giovani sacerdoti che si improvvisano guide, ho trovati ieri all’interno della sinagoga Remu e della sinagoga Izaaka, gruppi più numerosi all’interno della Stara Synagoga, trasformata in Museo, dove i ragazzi leggono le didascalie del materiale esposto e vedono i filmati. Il tutto in luoghi apparentemente non presidiati da alcun servizio di sicurezza.
Passiamo sull’altra riva della Vistola, quasi di fronte al quartiere ebraico di Casimiro dove la fabbrica di Schindler è stata trasformata in Museo che ricostruisce la storia della Polonia dal 1939 fino alla liberazione con documenti d’epoca, ricostruzione d’ambienti e materiale interattivo. Spagnoli, colombiani e Italiani sono qui in fila, in attesa di entrare nel Museo: una lunga fila di zainetti tutti uguali, gialli, arancioni e blu.
Sono qui a rendere omaggio al Giusto delle Nazioni la cui storia è stata resa celebre dal film di Spielberg.
Questo incontro mondiale dunque, è stato un’occasione perché l’ebraismo polacco venisse conosciuto da giovani di tutto il mondo che, compatibilmente con la loro età, erano curiosi e interessati e si sono mostrati rispettosi dei luoghi della Memoria, della religione e della cultura ebraica. Tanta confusione, è vero, ma l’esperienza imprevista è positiva.
Claudia Di Cave
(29 luglio 2016)