Periscopio – La tragicomica Anp
Come è già stato notato da diversi osservatori, la recente sortita dell’Autorità palestinese, volta a chiedere alla Lega Araba di citare in giudizio il Regno Unito, per i danni derivati alla Palestina dalla Dichiarazione Balfour (di cui l’anno prossimo ricorre il centesimo anniversario: com’è noto, è la lettera con cui il Governo di Sua Maestà dichiarava il suo favore a un insediamento ebraico in quella parte del mondo), è qualcosa di profondamente comico, e ci sarebbe da fare i complimenti alla mente fantasiosa che ha partorito un’idea tanto geniale. Ma è una comicità che ha il profumo dei soldi, e i soldi, si sa, possono rendere seria qualsiasi cosa. Già immaginiamo i migliori studi legali del mondo – non soltanto arabi – che si stanno agitando, sperando di riuscire ad avere un mandato per questo processo del secolo, la cui posta in gioco appare incommensurabile, così come le relative parcelle. Il cliente è molto facoltoso, e saprà certamente dimostrarsi adeguatamente generoso. Quanto al povero convenuto, in caso di soccombenza, altro che Brexit, sarà bancarotta totale. La povera regina potrà dire addio ai gioielli della corona, che saranno certamente pignorati per pagare l’immenso debito. Perché, per chi non lo avesse capito, non stiamo parlando di una causa condominiale o di un incidente automobilistico, ma del danno patrimoniale, morale, biologico ed esistenziale più gigantesco che si possa immaginare, quale la privazione, per sempre, per un intero popolo, di generazione in generazione, della sua indipendenza, sovranità e felicità. Se non ci fosse stata quella piccola letterina di Lord Balfour (appena qualche riga, scritta evidentemente dopo qualche whisky di troppo), i palestinesi avrebbero vissuto per sempre liberi e felici nella loro terra, senza rompiscatole tra i piedi. E invece…
Come può essere quantificato un danno simile? In assenza di precedenti, dobbiamo rifarci alla giurisprudenza sul danno in generale, che è molto ricca e variegata, e ci dice che il risarcimento per una sola esistenza infelice, in caso di nocumento colpevolmente cagionato (come è indubbiamente in questo caso), può essere molto alta: si sono anche raggiunti, a volte (in caso di morte o lesioni gravissime), milioni di euro. Ripeto, per un singolo soggetto. Ma in questo caso stiamo parlando di decine di milioni di persone, forse centinaia (perché, ovviamente, vanno risarcite anche le generazioni passate, e quelle future). E poi, non stiamo parlando solo di persone singole, ma di qualcosa di molto più importante: una nazione, un popolo, uno stato. È chiaro che vanno risarciti in maniera adeguata. Se dovesse esserci un esito positivo, poi (e siamo assolutamente fiduciosi, perché, come si dice, “si sarà pure un giudice a Berlino”), vi pare giusto che tutti gli altri poveri Paesi arabi non debbano avere anche loro un risarcimento? Non hanno sofferto anche loro per la Dichiarazione Balfour? Molto più dei palestinesi, potrebbero dire, dal momento che, a fare le guerre, e a perderle, contro Israele ci sono andati loro, non i palestinesi, che hanno fatto solo un po’ di terrorismo. Nessun computer, a quel punto, potrà calcolare la cifra del risarcimento, che certamente tutti i forzieri della Gran Bretagna non potranno riuscire a saldare, se non in minima parte. Mi permetto, per non lasciare disattesa una così giusta pretesa, di consigliare all’attore di citare in giudizio anche qualcun altro, come si usa in casi di questo genere: i membri della Società delle Nazioni, per esempio, ossia tutte le grandi potenze che, a guerra ultimata, fecero propria la scellerata Dichiarazione. Oppure, meglio ancora, le Nazioni Unite, che, nel 1947, perseverando nel micidiale errore, votarono la maledetta risoluzione 181, che stabiliva che in quella terra dovessero sorgere – contro ogni logica, ogni diritto, ogni sensatezza -, incredibilmente, due stati. Due popoli, due stati. La cosa più assurda, più ingiusta, più inconcepibile che si possa pensare.
Purtroppo, però, c’è poco da ridere, perché la cosa è estremamente seria, triste e tragica, nel momento che rivela, per l’ennesima volta, due dolorose realtà: il reale atteggiamento dell’ANP nei confronti della controparte israeliana, sintetizzabile nella mesta invocazione “come sarebbe bello se tu non esistessi”; e la cecità del mondo, che continua a parlare di pace, comodamente seduto in poltrona, sgranocchiando pop-corn, a guardare un altro film. Hai sbagliato sala, mondo. Esci, vai a guardare il film giusto.
Francesco Lucrezi, storico
(3 agosto 2016)