Chi è Rocco?
Come è morta e perché, chi ha ucciso Marina – la moglie con la quale il vice questore Schiavone dialoga come fosse ancora viva? Chi avesse letto le precedenti avventure di questo poliziotto border line, ultimo riuscito esempio del duro-romantico all’italiana, se lo sarà già chiesto. 7-7-2007, come sempre pubblicato da Sellerio (Euro 14) fornisce tutte le risposte in merito, e non solo. Dopo le prime prove, infatti, Antonio Manzini si era un poco smarrito; libri bene costruiti, ma privi del tocco che distingue l’ennesimo ‘giallo all’italiana’ da qualcosa che valga prezzo e tempo.
(La sua prova peggiore, la cito perché fa parte del ragionamento su cui vorrei esercitarmi oggi, è stata Sull’ Orlo del Precipizio: una specie di pamphlet in forma di racconto sul tema della fusione Mondadori – Rizzoli, argomento serio risolto banalmente)
La maggior capacità del miglior Manzini, infatti, è quella di essere nello stesso tempo sentimentale e antiretorico, spiritoso e non sarcastico, ed in questo suo romanzo romano è espressa al meglio. Non potendo continuare l’indagine sulla quale Schiavone è alle prese in quel di Aosta (qualcuno è stato ammazzato al posto suo) senza una esauriente spiegazione a proposito del suo controverso passato, il ViceQuestore (non osate chiamarlo Commissario, e non è un vezzo questo, né per l’autore né per il personaggio) si fa romanziere. Racconta cioè (espediente fine, matrioska riuscita) chi è, cosa ha fatto prima di venir trasferito al nord.
Già, chi è Rocco Schiavone? Un delinquente con il distintivo o un poliziotto integerrimo? Un tenerone o un bullo? Un analista con i fiocchi o uno sprovveduto che se la fa e se la racconta?
In un luglio caldo, nei pressi di una fornace in periferia viene rinvenuto il cadavere di un ragazzo, e Marina, l’amatissima ed estranea Marina – quartieri bene, educazione e frequentazioni artistiche da terrazza romana – scopre che Rocco è…
Basta così.
Libro di amicizie e miserie virili, 7-7-2007 è sia una bella storia di indagine nella Roma dei piccoli e grandi criminali, sia una commovente storia d’amore. Personaggi principali e minori sono ben caratterizzati, il loro linguaggio li definisce quanto la scena in cui si trovano a agire – un pub, la stanza dove vivono, il porto, l’ambasciata, la strada… Roma – una Roma popolare e sincera (da tramezzini e pajata), e non da cartolina o romanzo borghese – ospita e racconta il romanzo. E poi ci sono pagine (quelle sul giornalista di nera e suo figlio, quelle sull’improvvisata di Rocco a Marina, in chiesa) che non solo servono al romanzo, ma permettono a Manzini di osare lo sconfinamento dal ‘libro di genere’ e usare le sue già sperimentate doti di sceneggiatore.
Ma è soprattutto un indagine su un uomo al di sotto di ogni sospetto. Un tipo speciale, per il mestiere che fa, eppure uno assolutamente normale, uno come tutti noi – che non siamo solo buoni o solo cattivi.
Ora che sappiamo chi è, sarebbe atto di coraggio e dignità se Manzini non pubblicasse più altre avventure di Rocco Schiavone. E godersi il successo che l’imminente debutto televisivo della serie tratta dai suoi libri gli assicurerà. Ma non tutti i nodi sono ancora sciolti, e la famigerata editoria commerciale è così seducente…
Valerio Fiandra
(11 agosto 2016)