Dolore e pazienza

Sara Valentina Di PalmaDavanti al dolore abbiamo due possibilità. Respingerlo con tutte le nostre forze, fare della sua rimozione la nostra ragione, negarne l’esistenza stessa.
Ma, a mio avviso, questo ci lascia maggiormente inermi quando siamo meno vigili, e il dolore carsicamente riemerge da un’altra parte o sotto forma diversa, e non sappiamo bene quali eserciti nuovi riorganizzare in tutta velocità contro il nemico.
Ci resta allora l’altra via, in apparenza meno logica ma forse più proficua nel lungo periodo, un po’ alla Quinto Fabio Massimo detto appunto il cunctator, il temporeggiatore, che enervavit, snervò nelle parole di Cicerone, la Seconda guerra punica.
Vale a dire, accettare il dolore e combatterlo dall’interno, provare a conoscerlo per carpirne le debolezze, imparare a domarlo con pazienza e costanza quando si avvicina. Saper aspettare. Avere fede.
A questo pensavo un po’ travagliando, un po’ già nei giorni passati, mentre anche io cercavo di prepararmi, dopo aver letto la storia di Yasuo Takamatsu. Cinque anni e cinque mesi esatti fa, uno tsunami in Giappone gli ha portato via la moglie, dopo uno dei più furiosi terremoti di sempre.
Da allora, Yasuo l’ha cercata ovunque, prima sulla terraferma, poi nell’oceano dove a lui si è unito un altro uomo cui è scomparsa la figlia.
Dapprima, Yasuo l’ha creduta, voluta ed implorata viva da qualche parte, magari incapace di ricordare. Poi, aveva dovuto accettare che la sua Yuko, di cui era stato rinvenuto il cellulare, fosse stata inghiottita dalle acque, e novello Orfeo ha imparato ad immergersi nelle acque in un primo momento alla ricerca dei resti della compagna, poi di qualche suo oggetto, infine dell’idea della sua vicinanza, laggiù, in fondo alla baia di Onagawa.
וַיהֹוָה בֵּרַךְ אֶת אַחֲרִית אִיּוֹב מֵרֵאשִׁתוֹ
(Iyov 42:12). E benedisse la fine di Giobbe più del suo principio.

Sara Valentina Di Palma

(11 agosto 2016)