Il rabbinato e le conversioni, un tassello per completare il quadro

rdsComplice forse la scarsezza di notizie di questa settimana prima del 9 di Av e di Ferragosto (ma ci si puo’ consolare con il no news good news), lunedì scorso il primo titolo di questo giornale è stato dedicato alla notizia della manifestazione contro il Chief Rabbinate di Israele, in cui è sceso in piazza a dimostrare anche Natan Sharansky, per la sua decisione di non riconoscere una conversione fatta negli Stati Uniti da un rabbino ortodosso, Haskal Lockstein, salito all’onore delle cronache recenti per un’altra e più celebre conversione, quella di Ivanka Trump, figlia del candidato repubblicano alla presidenza USA. La notizia della manifestazione è un po’ vecchia, l’articolo è stato ripreso da Pagine Ebraiche. Certo che è che se la notizia non è fresca il problema è sempre attuale. E l’indice è puntato contro la apparente durezza del Chief Rabbinate. Ora, senza alcuna intenzione di fare l’avvocato di difesa di questa istituzione, e delle sue decisioni e indecisioni, credo sia necessario completare il quadro dell’informazione con un altro tassello fondamentale mancante. Ormai dieci anni fa, nell’Aprile del 2006, l’organizzazione principale dei rabbini ortodossi americani (RCA) insieme al Beth Din of America (BDA) e in accordo con il Chief Rabbinate israeliano ha preso una storica decisione, intitolata GPS (Geirus Policies and Standard, da non confondere con il sistema di navigazione dei nostri telefonini). La decisione è stata presa per regolare la proliferazione di conversioni spesso incontrollate e arbitrarie, fatte dal rabbino di una qualsiasi congregation insieme al suo assistant (che può essere licenziato in qualsiasi momento) e da un rabbino consultant (spesso non gratuito). Con il risultato di non garantire nulla al di fuori di quella congregation al malcapitato aspirante, che spesso paga non poco per il servizio richiesto. Il GPS decide che le conversioni americane accettabili d’ufficio negli Stati Uniti e in Israele saranno solo quelle fatte da tribunali rabbinici ordinari e riconosciuti, ai quali il rabbino della congregation potrà rivolgersi presentando e preparando i suoi candidati, ma non facendo parte della corte. Il testo dell’accordo è consultabile all’indirizzo http://www.rabbis.org/documents/Comprehensive%20and%20Final%20Geirus%20Policies%20and%20Standards%20Protocol.pdf.
I singoli rabbini potranno continuare a fare le loro conversioni “do it yourself” ma senza nessuna garanzia per loro, chiunque essi siano, e per i loro candidati, che dovranno bene essere informati di tutto questo. Non sappiamo bene cosa ci sia stato dietro ai rifiuti israeliani nel caso specifico, ma si parla del mancato rispetto della procedura GPS, a differenza del caso della figlia di Trump, nel quale è stata invece rispettata. Insomma una realtà molto più complessa.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

(11 agosto 2016)