“Napoli e l’omaggio al terrorista,
iniziativa che ha del ridicolo”
Continua a far discutere la decisione del Comune di Napoli di attribuire la cittadinanza onoraria a Bilal Kayed, un terrorista palestinese per 14 anni nelle carceri israeliane. Una decisione contro cui sono intervenute assieme Noemi Di Segni e Lydia Schapirer, presidenti rispettivamente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità ebraica partenopea, autrici di un messaggio inviato al sindaco Luigi De Magistris che ampio risalto ha avuto sui media locali e nazionali. Inquietante e imbarazzato il silenzio del primo cittadino, solitamente molto loquace.
“Quando leggo l’appello che gli ha rivolto Noemi Di Segni, presidente della Unione di tutte le comunità ebraiche d’Italia, che lo scongiura di non premiare con la cittadinanza onoraria di Napoli il militante palestinese Bilal Kayed, perché si tratta di un ‘pericoloso terrorista che ha trascorso quattordici anni nelle carceri israeliane per le sue azioni violente e gode del sostegno di un’organizzazione terroristica come Hamas’ – scrive Antonio Polito in un appassionato editoriale sul Corriere del Mezzogiorno – vorrei proprio sapere che cosa mai nella storia di Napoli, del suo popolo, della sua cultura, le ha meritato di essere iscritta a questa iniziativa di cieco odio anti-israeliano. E vorrei ricordare che il Comune di Napoli ha anche concesso in passato una sala per la proiezione di un film che si intitola ‘Israele-il Cancro’, che contribuisce alla campagna per contestare l’esistenza stessa dello stato di Israele. E vorrei dire agli ebrei italiani ed europei, e a tutti i cittadini di Israele, ‘not in my name’; assicurare cioè loro che il sindaco usa il suo potere per parlare a nome di una cittadinanza che invece è per la pace e contro il terrorismo, che vede sì gli errori politici del governo di Israele ma non vuole cancellare Israele dalla faccia della terra, e dunque non solidarizza con chi invece vuole farlo e anzi prova concretamente a farlo, uccidendo e ammazzando ebrei dovunque sia possibile”.
“Un giorno sì e l’altro pure – aggiunge Polito – Napoli vive le scene drammatiche di una sua quasi ‘guerra civile’, assiste alle ‘stese’, eufemismo per definire l’assalto di bande armate che sparano a raffica tra la folla incuranti di vittime ‘civili’, cioè non militarizzate nei ranghi della camorra, e il sindaco e il Comune di Napoli si preoccupano di intervenire nella guerra civile tra arabi e israeliani? Tutto ciò è ridicolo. Se non fosse tragico”.
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(15 agosto 2016)