Anthony e la redenzione in vasca Un oro per il “vecchio” del nuoto
A 16 da quell’oro strappato in vasca a Sidney 2000, l’americano Anthony Ervin, il ribelle del nuoto, è tornato ancora sul primo scalino del podio. La seconda volta in pochi giorni ma questa ha un sapore diverso, perché conquistata da solo (la prima ai Giochi di Rio l’ha vinta nella staffetta 4×100), in quella che era la sua gara: i 50 stile libero. Ora è lui il più anziano nuotatore ad aver vinto un oro alle Olimpiadi, con i suoi 35 anni e una vita fatta di eccessi e una redenzione in pieno stile “american dream”, come scrivono i quotidiani Usa. Di lui la rivista Rolling Stones scriveva nel 2012 che è un “mezzo nero, mezzo ebreo, con la sindrome di Tourette che ha una storia di allucinogeni, tabacco, motociclette e rock&roll”. Origini ashkenazite per parte di madre, Ervin era salito agli onori delle cronache sportive nel 2000 quando in Australia era riuscito a mettere la mano davanti a tutti e conquistare la medaglia olimpica più preziosa. Ma dopo quel successo, anni di buio, una depressione con cui convivere, l’abuso di alcool e stupefacenti, raccontati di recente in autobiografia, Chasing Water: Elegy of an Olympian.
A lungo il suo nome era scomparso dal mondo dello sport. Si parlò di lui nel 2005, quando decise di vendere il suo oro olimpico in un’asta online e devolvere i 17mila dollari ottenuti alla Croce Rossa internazionale impegnata a soccorrere le vittime dello Tsunami del 2004. Poi di nuovo l’oblio. A riportarlo sulla strada, la scelta di insegnare il nuoto ai più piccoli, lui che in vasca era entrato proprio da giovanissimo su suggerimento degli specialisti ai genitori, un modo per dargli una disciplina e canalizzare le sue intemperanze. Insegnando ai ragazzi, a Ervin tornerà la voglia di entrare in acqua seppur senza porsi l’obiettivo di gareggiare ad alti livelli. Poi nel 2011 deciderà di partecipare ai Trials americani, piazzandosi a sorpresa secondo nella prova dei 50 metri stile libero ed entrando così nuovamente a far parte della nazionale statunitense. A Londra non ci saranno onori per lui ma, paziente, il nuotatore dal passato ribelle ha continuato ad allenarsi, fino a raggiungere Rio e mordere nuovamente la medaglia d’oro. “Quando ho visto di aver toccato per primo non ci credevo”, ha dichiarato ai media americani. “Mi veniva da ridere”.
d.r.