Una questione di punti di vista
Oggi vi voglio raccontare una storia tutta da ridere, una storia un po’ strana.
C’era una volta un bambino che viveva in un paesino di campagna. Ogni mattina andava a scuola in una grande città non lontana da casa sua e siccome la sua vista non era un granché, portava con sé un paio di occhiali che inforcava solo una volta arrivato, che lo aiutavano in quelle ore per leggere e scrivere.
Oggi vi voglio raccontare una storia tutta da ridere, una storia un po’ strana.
C’era una volta un bambino che viveva in un paesino di campagna. Ogni mattina andava a scuola in una grande città non lontana da casa sua e siccome la sua vista non era un granché, portava con sé un paio di occhiali che inforcava solo una volta arrivato, che lo aiutavano in quelle ore per leggere e scrivere.
Quando entrava a scuola, però, c’era una cosa che non mancava di colpirlo ogni volta: erano tutti tremendamente sporchi.
I bambini in particolare, indossavano magliette con enormi ed evidenti chiazze sudicie, ma anche le maestre sembravano non lavarsi da un eternità. Per non parlare del mobilio, dei banchi, della cattedra, ricoperti da scure macchie di sporco. I corridoi, le aule e il pavimento erano tutti segnati da tracce di unto; ogni singolo spazio di quella scuola sembrava non essere mai stato pulito!
Non che lui fosse un maniaco della pulizia, eppure non poteva fare a meno di storcere il naso per il sudiciume di quel posto. Da un luogo come la scuola ci si aspettava che fosse perlomeno presentabile. Possibile che invece in quella scuola nessuno si lavasse?
Il contrasto con il suo paesino di campagna poi, era evidente: lì era tutto perfettamente pulito, strade e abitanti erano immacolati in confronto ai suoi compagni di scuola. Un paio di volte aveva anche provato a dare qualche consiglio di pulizia a quegli sporcaccioni, un detersivo di buona qualità, una lavanderia nei dintorni, ma loro reagivano guardandolo con stupore, come se non lo capissero. Erano proprio dei sudicioni senza speranza…
Un giorno come tutti i giorni, il bambino uscì di casa per andare a scuola. Come al solito, poco prima di arrivare, inforcò gli occhiali da vista e non appena oltrepassò la porta… sorpresa! Fu quasi colto da uno svenimento per lo stupore: era tutto pulito, anzi, che dico, lucente, scintillante! Il pavimento era stato lucidato, i mobili spolverati, i bambini indossavano magliette così linde che parevano nuove di zecca. Per un attimo gli venne il dubbio di essere entrato nel posto giusto, ma poi ogni incertezza sparì. Era successo qualcosa di incredibile.
A fine giornata corse in tutta fretta a casa e volle subito raccontare a sua madre la grande notizia: “Mamma, oggi la scuola era irriconoscibile. Tutto pulito! Devono aver fatto delle pulizie straordinarie nella notte! Avresti dovuto vederli quegli sporcaccioni tutti tirati a lucido!”
La mamma lo guardò per un attimo in silenzio, poi sorrise e disse: “Ah, toh, che buffo, proprio oggi che ti avevo pulito gli occhiali!”
UN PO’ DI FILOSOFIA
Il mondo ci appare in modo diverso a seconda delle lenti che indossiamo. Questo è forse l’insegnamento più importante che questa storia ci vuole trasmettere. Le lenti non sono solo quelle degli occhiali; in senso metaforico rappresentano i filtri con cui guardiamo il mondo: possono dipendere, ad esempio dal buon funzionamento della nostra vista o del nostro udito, quindi dai nostri sensi, ma anche dalla nostra età, nazionalità, appartenenza culturale, religiosa e così via. Un uomo la cui vista funziona alla perfezione non vedrà le cose allo stesso modo di un cieco, e un bambino guarderà al mondo in modo diverso rispetto a un adulto.
Alcuni filosofi lo chiamano il problema della “percezione”: possiamo dire che esiste un mondo unico se ognuno di noi lo vede in modo diverso?
Un filosofo della Grecia antica, Epitteto, soleva dire che “non sono gli eventi in sé il fattore determinante, ma l’interpretazione che ne diamo”.
Che in altre parole significa che ciò che accade nel mondo viene sempre rielaborato da chi lo percepisce, come se ogni volta che viviamo qualcosa indossassimo delle lenti che ci fanno vivere quell’evento a modo nostro, in un modo unico che ci appartiene esclusivamente, diverso da quello di tutti gli altri.
Secondo Epitteto nessuno di noi può mai togliersi quelle lenti. Al massimo è possibile scambiarle con altre di volta in volta, ma non potrò mai sbarazzarmi del mio punto di vista e guardare il mondo dall’esterno, senza filtri. Da bambino indosserò le lenti dell’infanzia, da grande quelle della maturità, a volte quelle della rabbia o della tristezza, e tenderò a vedere le cose in modo più nero del solito, altre volte quelle della felicità, e il mondo apparirà più bello.
Avete mai sentito parlare di pregiudizio? È una parola molto utilizzata che sta a indicare un giudizio dato prima del dovuto, un giudizio affrettato, che spesso non corrisponde alla realtà. È una cosa che facciamo tutti, senza rendercene conto. Spesso diamo giudizi senza riflettere a lungo, un po’ come il bambino della storia, che considera i suoi compagni degli sporcaccioni, senza rendersi conto che lo sporco non stava sulle loro magliette ma sulle sue lenti.
Il pregiudizio fa parte della nostra vita, ma a volte, quando viene espresso con troppa convinzione, diventa un problema, perché si rischia di considerare il proprio punto di vista come l’unico possibile, come una “verità” assoluta, e quindi considerare quello degli altri come “sbagliato” o “falso”. Gli uomini che vivono nel pregiudizio dimenticano che anche loro indossano delle lenti come tutti gli altri, e che le loro idee derivano dal punto da cui osservano le cose.
E tu, che lenti pensi di indossare oggi?
PROVA ANCHE TU
Ecco una sfida da vero filosofo: prova a indossare “lenti” diverse da quelle che indossi di solito. Più ne provi meglio è! Coinvolgi anche i tuoi amici o i tuoi genitori in questo esperimento, più sarete più sarà divertente.
Se ad esempio oggi è una giornata nera, prova delle lenti colorate! Se invece è una giornata noiosa, prova delle lenti divertenti! Oppure prova ad andare in un punto molto alto, tipo su una torre, o su un terrazzo, e poi in un punto molto basso, per esempio sotto il letto: come appare il mondo da lì? È diverso dal solito, ti sembra più “vero” o meno? Ricordati che tanti esseri viventi guardano il mondo da punti di vista diversi dai nostri: la giraffa con il suo collo lungo osserverà le cose come da una torre, la formica invece come da sotto il letto, e penserà che siamo degli enormi e spaventosi giganti.
Due designer hanno inventato una macchina geniale che si chiama QuattrOcchi, un periscopio che permette ai bambini di osservare il mondo dall’altezza degli adulti, e agli adulti da quello dei bambini. Tutti quelli che lo hanno provato si sono accorti che se tu cambi, il mondo cambia.
Allora, la prossima volta, prima di dire al tuo amico che non capisce niente, prova a “indossare le sue lenti” e vedi se cambia qualcosa!
BIBLIOGRAFIA
Per i più piccoli
Cottin e Farìa, Il libro nero dei colori
Un libro che parla di percezione a partire dalla tema della vista: come è diverso il mondo se lo si guarda dagli occhi di una persona non vedente! Un viaggio misterioso nel mondo della cecità, nei suoi colori, odori e sapori.
Per i più grandi
George Berkeley, Tre dialoghi tra Hylas e Phylonous
Un saggio sotto forma di dialogo a tratti irriverente con cui Berkeley approda alla famosa tesi “esse est percipi”: non c’è altro “essere” all’infuori dell’essere percepito. Nel primo dialogo, in particolare, il filosofo affronta la questione del relativismo della percezione: le caratteristiche di un oggetto non esistono assolutamente, ma dipendono interamente dal punto di vista dell’osservatore.
Sara Gomel
(16 agosto 2016)