Ticketless – Avanguardisti a Mentone
Raphäel Krafft, appassionato giornalista di “France Culture”, prepara un servizio sui migranti al confine fra Italia e Francia e sceglie come osservatorio i luoghi della memoria 1943-’45. Decide di percorrere al contrario il cammino della speranza che gli ebrei di mezza Europa, dopo l’8 settembre, compirono al seguito dell’esercito italiano in rotta. Risale fino ai 2500 m. del colle delle Finestre portando con sé due clandestini. Determinato come sanno essere i francesi, Krafft scrive con la fermezza e l’impegno di un moderno Camus. Al suo arrivo pensa di costituirsi e farsi arrestare per favoreggiamento. Difficile aiutarlo, quando chiede un’ opinione, un confronto fra passato e presente. I paragoni, nella storia, sono quasi sempre fuorvianti. Nella mente danzano però tante domande. Molti migranti di oggi provengono da situazioni peggiori di quelle di settant’anni fa, ma l’Italia, pur avendo una debolissima classe politica, non sembra essere alla vigilia di un’8 settembre e la stessa Europa, pur dentro una crisi paurosa e forse sull’orlo di un precipizio, non è sotto il tallone nazista. Altra differenza non da poco. I migranti sono più numerosi degli ebrei che nel 1940 s’accalcavano intorno alla stessa stazione di Ventimiglia, ma a Mentone hanno provato ad arrivare a nuoto, i barcaioli non ci sono più (erano altra cosa rispetto agli scafisti). Terza differenza. I migranti non sanno che vi sono accessi via terra più disagevoli, ma più sicuri del tunnel del treno. Se i sentieri sono gli stessi indicati dalla Memoria delle Alpi, diversa è la sensibilità di chi prova a riflettere su analogie e differenze. Altro dettaglio non di poco conto. Di qua e di là delle Alpi divampa un razzismo non meno virulento di quello fascista, ma osservando il lavoro dell’inviato di “France Culture” non si può non pensare alla solitudine di quella traversata del 1943. Assurdo solo immaginare la presenza di un giornalista che con il suo reportage, taccuino alla mano, denunciasse nel 1943, all’opinione pubblica del mondo, quegli scandali della Storia che, a quanto pare, convergono su quella striscia di costa rocciosa, che Foscolo per bocca di Ortis definiva “le fauci del Mediterraneo” e Italo Calvino ha immortalato nel racconto “Avanguardisti a Mentone”.
Alberto Cavaglion
(17 agosto 2016)