Libertà in costume
Non riesco a capire per quale motivo uno Stato democratico possa prevedere di vietare a una donna di andare al mare vestita come meglio crede. O meglio nuda o ben svestita sì, ma coperta per ragioni religiose con il burkini no. Ci sono dei limiti i quali possono essere circoscritti all’interno delle ragioni di sicurezza, quelle sì sacrosante, come per il velo integrale che impedisce di riconoscere una persona in viso, ma non può esistere che lo Stato circoscriva la libertà individuale in maniera così palese. In primis perché il terrorismo non si combatte così e i francesi dovrebbero iniziarsi a occupare di arrestare i terroristi piuttosto che delle donne in spiaggia; poi perché in corso c’è anche una sfida tra due modelli culturali. Quello politico occidentale e quello di tipo islamico che, a parte rare e particolari eccezioni, non contempla la democrazia. Io sono tra coloro che ritiene la superiorità del nostro sistema un fatto evidente, ma non per principio perché noi siamo belli e loro brutti, ma perché ciò su cui si basa è la libertà degli individui. La nostra risposta non può accettare compromessi su questo, noi garantiamo la libertà perché non è questa che ci spaventa, ma il rischio che venga limitata. Terminiamola con le battaglie stupide e invece di guardare il dito, guardiamo alla luna. Se si teme che le donne lo indossino perché obbligate si intervenga per legge per fornire più diritti alle donne minacciate dentro casa, ma non si privi la cittadina musulmana che rispetta le leggi di una convinzione che può essere personale e coerente. Non sta a noi decidere se sia giusto o meno, ma solo garantire che ogni donna abbia il diritto di essere come preferisce. È per questa libertà che ai fondamentalisti facciamo tanto paura, iniziamo a farne un faro della nostra azione politica.
Daniel Funaro
(18 agosto 2016)