Qui Firenze – Renato Fantoni tra i Giusti
Intellettuale, partigiano, esponente di spicco del partito liberale che rappresentò nella prima giunta comunale nella Firenze del dopoguerra. E, da qualche ora, anche eroe del popolo ebraico e dello Stato di Israele con il titolo di “Giusto tra le nazioni”. Lieto fine per la pratica avviata nel dicembre 2014 allo Yad Vashem per rendere omaggio a una figura un po’ dimenticata della politica toscana e nazionale: Renato Fantoni (1894-1954). Una vicenda in cui significativo è stato il ruolo del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, oggi messo in evidenza sulle pagine fiorentine del Corriere.
Noto fino a due anni fa era l’impegno di Fantoni, cui è intitolata la via della stazione ferroviaria di Rifredi, nella Resistenza e nella costruzione di una nuova coscienza democratica dopo l’incubo nazifascista, sconosciuta invece l’azione di salvataggio intrapresa, in piena occupazione tedesca, nei confronti di un illustre collega di partito che disperatamente cercava di sfuggire agli aguzzini: l’ebreo Eugenio Artom, che Fantoni nascose per alcuni giorni a Pian del Mugnone insieme alla moglie, Giuliana Treves, e al maggiordomo Amedeo.
“La vostra accoglienza così immediata, affettuosa e senza riserve, oltre alla salvezza materiale, ha ridato col vostro esempio anche la fede nella fratellanza umana” scrive Giuliana a Renato in una commovente lettera del 1951, ritrovata di recente negli archivi della famiglia Fantoni.
Commosso per il positivo epilogo Piero, figlio adottivo di Renato e primo iniziatore della pratica. Commossa anche Fortunee Treves, nipote di Giuliana, la cui testimonianza (tradotta in ebraico da Erelah Kagan) si è rivelata fondamentale per il riconoscimento.
“È una notizia straordinaria, il giusto omaggio a un grande uomo che ho avuto il privilegio di poter chiamare babbo, anche se per troppo poco tempo. Non riesco a smettere di piangere, il titolo di Giusto è il mio modo per dirgli grazie” dice Piero, ex professore universitario i cui cari furono massacrati dai nazisti a Cerreto Maggio e che, a casa Fantoni, dove arrivò bambino, trovò gli stimoli giusti per non perdere la fiducia negli uomini e la speranza nel futuro. “Così mi ha insegnato Renato”, dice.
A segnare la svolta in questa sfida di Memoria il primo incontro, sempre nel dicembre 2014, tra Piero e Fortunee. Faccia a faccia, davanti a una tazza di caffè, memorie di famiglia erano fluite con facilità nell’elegante salotto di casa Treves. Ricordi, aneddoti e documenti combaciavano e permettevano finalmente di colmare il tempo perduto. E un pensiero comune suggellava l’abbraccio finale, arrivato al termine di due ore di grande intensità emotiva: “Facciamo presto”.
Adam Smulevich
(Un primo piano di Renato Fantoni; le prime pagine dedicate nel 2014 a questa vicenda, con prove e documentazione inedita, sul nostro mensile)
(23 agosto 2016)