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Walking in Memphis

Maria Teresa MilanoAnni fa un’amica mi aveva dato un buon consiglio: quando parti per un viaggio, prepara una playlist su chiavetta, scegliendo con cura le canzoni che vuoi “legare” alla tua vacanza perché anche molto tempo dopo, nel riascoltare quei brani, riaffioreranno le immagini e le emozioni del viaggio. Le canzoni funzionano come le madeleines di Proust, non è una novità, ma è comunque stata una sorpresa per me quando due giorni fa, partendo un po’ di corsa per un trekking in Francia, ho ripreso una vecchia playlist, preparata quindici anni fa per un viaggio in Sudafrica. Ho inserito la chiavetta in macchina, in un paesaggio completamente differente, per ascoltarla con due figlie che allora non c’erano ancora. E a un certo punto ha fatto irruzione con prepotenza una canzone che ha riportato a galla momenti importanti della mia vita e che chissà perché avevo momentaneamente messo da parte. Walking in Memphis, brano autobiografico di Marc Cohn, artista newyorchese interessante e prolifico che quest’anno festeggia 25 anni di attività.
Marc nasce da genitori ebrei, legati alla fede e alle tradizioni; la mamma, mancata molto presto, per diversi anni guidò l’organizzazione delle donne presso il Temple Tifereth Israel di Cleveland. Marc racconta di essere cresciuto nella consapevolezza della sua identità ebraica: “Ricordo i seder di Pesach a casa nostra, quando ero bambino, ricordo papà che ci portava alla sinagoga per le feste e sono orgoglioso di essere ebreo, anche se non più osservante. È una parte importante di me, serve a raccontare chi sono ed entra nella mia musica”.
Walking in Memphis è davvero una bella canzone, una ballad con chiari riferimenti allo stile west coast e a James Taylor. L’autore racconta di averla composta al termine di un viaggio che voleva essere soprattutto una ricerca di autenticità, di uno stile proprio.
Era il 1987 e Cohn aveva già 28 anni, sentiva il tempo incalzare e voleva scrivere un brano che lasciasse il segno; si rendeva conto che le sue canzoni mancavano di carattere. Piacevoli all’ascolto, anche interessanti in alcuni punti, ma forse troppo “anonime”. E così si reca a Memphis, la culla del blues, la città di Elvis Presley, va ad ascoltare un sermone del Reverendo Al Green grande interprete del soul e resta affascinato dalla potenza di quella voce, dalla sua intensità. All’Hollywood Cafè incontra Muriel David Wilkins, una donna allora sui sessant’anni, una vita dedicata al gospel; con attenzione la ascolta cantare al pianoforte, nelle pause le parla, le racconta della sua infanzia, della ferita ancora aperta per la perdita della mamma da bambino e alla fine della serata eseguono insieme Amazing Grace. Il pubblico è entusiasta e Muriel, materna, gli sussurra all’orecchio: “Child, you can let go now”.
Marc torna a New York, prende la chitarra e comincia a cantare quel che ha vissuto. Nasce così Walking in Memphis, che darà il via alla sua carriera e gli farà vincere il Grammy.
Consiglio d’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=KK5YGWS5H84

Maria Teresa Milano

(25 agosto 2016)