JCiak – Roth, il grande indignato
Mentre sull’appena uscito romanzo di Jonathan Safran Foer si versano fiumi d’inchiostro, è tempo di dedicare un pensiero reverente al grande Philip Roth. Evocato, a torto o ragione, come uno dei padri letterari di Foer, il patriarca della letteratura ebraico americana torna infatti di scena sul grande schermo confermandosi, se mai ce ne fosse bisogno, uno straordinario creatore di mondi.
In attesa dell’uscita a novembre di American Pastoral di e con Ewan McGregor, l’occasione di assaporare ancora una volta il suo tocco inconfondibile è Indignation, tratto dall’omonimo ultimo romanzo di Roth dell’esordiente Julian Schamus, nel duplice impegnativo ruolo di sceneggiatore e regista. Da poco sugli schermi statunitensi, il film riesce anche se non eccelle nella difficile impresa di tenere insieme libro e immagini, proiettandoci nell’America degli anni Cinquanta, in un piccolo college conservatore dove uno studente ebreo è costretto a fare i conti con diffidenze e ostilità inaspettate.
Il protagonista Marcus Messner, che nel film ha il volto gentile di Logan Lerman, è un giovane brillante originario di Newark, New Jersey. Figlio di un macellaio kasher che lo soffoca con le sue apprensioni e di una madre silenziosa che alla fine rivelerà una tempra d’acciaio, vince una borsa di studio e si trasferisce in un piccolo college conservatore dell’Ohio.
Sono gli anni della guerra di Corea e per molti ragazzi il college è solo un modo per evitare di essere richiamati. Per Marcus è invece un sogno che diventa realtà. Ambizioso e idealista, vuole affrancarsi dalle convenzioni in cui è cresciuto e spaziare lungo gli straordinari orizzonti intellettuali che i libri gli lasciano intravere.
Le sue ambizioni ricevono un duro colpo fin dal primo giorno, quando capisce che i compagni di stanza assegnatigli sono tutti ebrei e che pure in quel luogo di cultura si presume che gli ebrei facciano vita a loro. Giorno dopo giorno – attraverso gli scontri con il preside (Tracy Letts), l’amore per una compagna di classe (una di quelle bionde shikse amate da Roth fin dal Lamento di Portnoy, interpretata da Sara Gaddon) e gli incontri con altri studenti ebrei – Marcus capirà che non può scollarsi di dosso la sua appartenenza, che non tutto va secondo i piani e che ogni scelta rischia di generare dolori immensi.
Indignation ha un’ambientazione accurata e porta in scena i conformismi, il puritanesimo e le credenze religiose dell’America anni Cinquanta con un tocco preciso e garbato. Forse non è un grande film ma gli appassionati di Philip Roth non se lo perderanno. Dopo sei adattamenti dai suoi lavori anche i più ottimisti hanno perso le speranze. Roth è unico ed è impossibile rifarlo al cinema, dove tutt’al più funzionano gli omaggi: da Harry a pezzi (1997) di Woody Allen al recente Listen Up Philip (2014) di Alex Ross Perry senza dimenticare le rapsodiche incursioni di Charlie Kauffmann.
Daniela Gross
(25 agosto 2016)