Villa dei Cedri
In questo rimasuglio d’estate, sul lago di Garda devono aver spostato un paio di kibbutzim almeno: qui l’ebraico è la seconda lingua che si sente parlare, dopo il tedesco. Insegne e cartelli ovunque sono bilingui in italiano e tedesco, anche se in alcuni casi si possono fare eccezioni, soprattutto se si tratta di intimare ai turisti di non toccare i beni esposti sulle bancarelle: allora i divieti sono espressi in inglese, francese ed ebraico, chissà perché.
A Villa dei Cedri, i bambini si schizzano nell’acqua calda del lago termale, ma quando provano a tuffarsi dalla fontana vengono immediatamente redarguiti dal bagnino, che pur non parlando ebraico ha un fischietto dal significato internazionale.
Chissà che avrebbe pensato di tutto ciò il possidente padovano Giacomo Treves de Bonfili, figlio di Virginia Baldissera e del banchiere, deputato e poi senatore Alberto, discendente a sua volta della più importante famiglia ebrea veneziana costituita da armatori e banchieri. Giacomo, che nel 1940 assumerà il cognome materno insieme ai figli Alberto ed Adolfo, acquistò la villa messa per la prima volta in vendita nel 1911, e a lui si deve il nome attuale della tenuta a causa dei bellissimi alberi secolari che adornano il parco, tra cui appunto moltissimi cedri.
Alberto, cambiando cognome, cambia storia. Lo fa secondo la legge del 13 luglio 1939 (anno XVII dell’era fascista) n. 1055, la quale all’articolo tre stabilisce che “i cittadini italiani nati da padre ebreo e da madre non appartenente alla razza ebraica, che ai termini dell’art. 8, ultimo comma, del R. decreto-legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728, non sono considerati di razza ebraica, possono ottenere di sostituire, al loro cognome, quello originario della madre”. Così Alberto può far carriera nell’esercito e combattere in Africa settentrionale, dove si trova tra il 1941 e il 1943. L’ufficiale italiano si distingue per aver nuovamente catturato il colonnello David Stirling (creatore del corpo speciale britannico SAS ovvero lo Special Air Service, già detenuto dai tedeschi ma riuscito in un primo momento ad evadere), venendo insignito della croce di ferro del Reich per meriti bellici. Alberto conosce in Africa il Feldmarschall Erwin Rommel, il quale al comando dell’Afrikakorps dà filo da torcere ai britannici e diventa famoso con l’appellativo di “volpe del deserto” per il suo coraggio e per l’astuzia nel dirigere i mezzi corazzati, pur restando formalmente subordinato agli italiani che, avendo più uomini sul fronte africano rispetto all’alleato tedesco, detengono il comando.
Avranno avuto modo di discorrere, l’ufficiale ebreo ed il generale hitleriano, anche di Villa dei Cedri rimasta nelle mani della famiglia Treves sino a pochi anni prima? Fatto sta che Rommel, una volta rientrato dall’Africa, sarà chiamato dopo l’armistizio a dirigere l’occupazione dell’Italia del nord e a coordinare le operazioni di arresto dei militari italiani rimasti allo sbando senza direttive, e lo farà proprio da Villa dei Cedri a Colà di Lazise, divenuta sede del comando generale tedesco, dove il feldmaresciallo risiederà tra la fine di settembre e la fine di novembre del 1943. A Villa dei Cedri Rommel festeggia il suo cinquantaduesimo ed ultimo compleanno, e da qui scrive alla moglie lodando il parco, la quiete, gli alberi secolari di questo posto incantevole. Sono mesi relativamente tranquilli, prima di tornare al fronte in Danimarca ed in Francia, essere accusato di avere, sia pure indirettamente, preso parte all’attentato del 20 luglio 1944 contro Hitler e venire costretto a suicidarsi in cambio degli onori di stato e della tranquillità per la famiglia.
Risalendo sul far della sera il vialetto verso la serra d’inverno piena di cactus ed avvicinandosi alla villa, mentre in lontananza scemano le voci giocose dei ragazzini israeliani, pare ancora di vedere il feldmaresciallo passeggiare all’alba sulla terrazza, mentre ripensa, chissà, al coraggioso militare italiano conosciuto in Africa che aveva posseduto questa dimora quando, per lui ebreo, era ancora possibile.
Sara Valentina Di Palma
(1 settembre 2016)