Alberta…

La lontananza fisica mi permette di essere folle e di decidere che Alberta Levi Temin sia sempre lì, a casa sua, con la luce del mare di Napoli che entra nel suo salotto tra il tavolo da pranzo e la lampada dei Pardo.
Alberta è lì che risponde al telefono, organizza la sua fitta agenda di donna ebrea e non è mai stanca di insegnare, di testimoniare, di lavorare per il dialogo interreligioso e di costruire pace.
Una donna che, partendo dal terribile dolore del maledetto 16 ottobre del 1943, ha fatto della sua esperienza un impegno per il mondo.
Posso quindi decidere che Alberta non è in casa perché sta organizzando la propria partecipazione ad una giornata di studio, perché è invitata ad un convegno sulla pace ed è pronta a difendere le ragioni del dialogo, semplicemente dialogando, senza svendere le proprie convinzioni o il proprio sionismo, lei che è anche bisnonna di giovani israeliani.
Posso decidere che Alberta non è in casa perché impegnata con l’Adei di Napoli e sta organizzando la vendita di Channukkà, sta sistemando i guanti sui tavoli, sta preparando una degna accoglienza per il conferenziere di turno.
Follemente posso anche immaginare che Alberta abbia preparato il caffè e le pesche con gli amaretti e ti aspetta per parlare, consigliare ed ascoltare almeno fino al suo: “Senti.”
Un “senti” detto con un accento ferrarese più forte, un “senti” dopo il quale bisogna stare zitti ed imparare dalla sua saggezza ed esperienza.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(2 settembre 2016)