Qui Ferrara
Il Meis può essere un laboratorio
del lavoro sulla cultura ebraica
Chi lavora per la cultura ebraica italiana sente il bisogno di dare vita a una rete di collegamenti e di strategie. Un confronto a tutto campo, conclusa la Festa del libro ebraico e le giornate ferraresi organizzate dal nascente Museo dell’ebraismo italiano, ha visto protagonisti i rappresentanti dei musei ebraici italiani e di molte altre organizzazioni che attraverso la Penisola lavorano sul fronte della cultura ebraica.
Molte decine i partecipanti che hanno raggiunto Ferrara per dare vita a una prima occasione di contatto coordinato su scala nazionale. E in conclusione la risoluzione di fare di Ferrara e del progetto del Meis il luogo di incontro di un laboratorio che dovrebbe dare forza e coerenza, nel rispetto delle diversità e delle autonomie, a tutte le istituzioni culturali ebraiche.
“Si è trattato – ha assicurato la direttrice del Meis Simonetta della Seta, che ha accolto gli ospiti assieme al presidente del museo dell’ebraismo italiano Dario Disegni – solo di una prima occasione di incontro cui dovranno seguirne nel prossimo futuro e a cadenze regolari molte altre”.
Ai lavori hanno preso parte, fra gli altri, anche la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il presidente della Comunità ebraica di Ferrara e Consigliere dell’Unione Andrea Pesaro e il rabbino capo della città, Luciano Caro.
Nei prossimi incontri, superata la fase del primo contatto e della prima messa a fuoco, sarà possibile articolare le aree di lavoro, a cominciare da quelle che dovranno portare alla catalogazione del patrimonio culturale ebraico italiano (un compito che spetta alla Fondazione per i beni culturali ebraici) e a un coordinamento delle attività dei musei e dei festival che in questi anni sono fioriti su tutto il territorio nazionale.
Estremamente diverse le esperienze e i progetti rappresentati da una quarantina di partecipanti giunti da tutta Italia. Ma al di là del valore di aver aperto la strada del lavoro comune, la giornata ha anche segnato una nuova consapevolezza: è da Ferrara che può partire la costruzione di un luogo di incontro dove tutti coloro che lavorano per la cultura ebraica possano portare la propria esperienza, scambiare le idee e condividere i migliori strumenti per dare vita ai progetti e mettere le ali alle speranze.
L’arrivederci a Ferrara che ha chiuso la giornata di lavori ha assunto un significato capace di andare ben al di là del formale saluto di congedo. Ha rappresentato l’apertura di un preciso programma di lavoro.
gv
(5 settembre 2016)