Il lager italiano di Giado
Il campo di Giado, situato a sud di Tripoli in Libia, fu il peggiore dei campi di concentramento italiani in Africa settentrionale. In origine, una vecchia caserma italiana, fu il più spaventoso dei campi di detenzione e di lavori forzati, dove per ordine di Mussolini nel febbraio del ’42 fu deportata l’intera popolazione ebraica della Cirenaica.
Nel gennaio del 1939, Italo Balbo aveva suggerito di “attutire” l’impatto della legislazione razzista nei territori coloniali poiché gli ebrei erano ormai da considerarsi dei “fantasmi morenti”, che non potevano comportare alcun pericolo per la metropoli. Grazie alle loro competenze, gli ebrei potevano essere “utili”. A differenza che nel ’39, Balbo ora affermava che “gli ebrei” sembravano “morti”. In realtà “non morivano” mai “definitivamente”….
Dei 2584 ebrei deportati dalla Cirenaica, quarantasette erano italiani.
Sei mesi dopo la deportazione a Giado, 560 ebrei erano morti per tifo, fame e stenti. All’arrivo delle forze britanniche, dopo la sconfitta delle potenze dell’Asse a El Alamein, 480 internati erano gravemente malati. Gli altri temettero sino all’ultimo di essere fucilati in massa.
David Meghnagi, Università Roma Tre
(6 settembre 2016)