JCiak – L’infinito dolore della Storia
Tre vite s’incontrano negli anni bui della seconda guerra mondiale. Olga è un’aristocratica russa immigrata, unitasi alla Resistenza francese, arrestata dalla polizia nazista per aver nascosto dei bambini ebrei. Jules è un collaborazionista francese che s’invaghisce di lei e le propone di alleviare la sua pena in cambio di favori sessuali. Helmut è un alto ufficiale delle SS, in passato innamorato di Olga, che la reincontra nel campo di concentramento dove lei è stata trasferita e di nuovo se ne innamora. Orchestrando questa trama Paradise di Andrej Konchalovsky – in proiezione questa sera al Festival del cinema di Venezia – ci conduce negli anni bui della Seconda guerra mondiale rileggendo, in chiave angosciosa e teatrale, la tragedia della Storia attraverso gli sguardi dei singoli.
In un secco bianco e nero, in cui spezzoni di racconto si alternano a stranianti interviste, le storie di Olga, Jules e Helmut si intrecciano culminando in un amore distruttivo e contorto. E con il passare del tempo e il profilarsi della sconfitta nazista, si vedrà come l’idea che Olga ha del Paradiso è destinata inevitabilmente a mutare.
Paradise è un film scritto di getto, in appena due mesi, e riesce nell’impresa di ritrarre l’orrore e il ritmo quotidiani della macchina di sterminio nazista. Le immagini tremanti e talvolta rigate ci rimandano a quella realtà senza cedere alla retorica né al romanticismo, finendo così per renderle di stretta attualità.
Proprio questo era uno degli obiettivi del regista. “La storia – spiega Konchalovsky – è piena di grandi tragedie, la maggior parte delle quali ci appaiono come antichi misfatti che non potrebbero più accadere al giorno d’oggi”.
“Uno dei momenti più terribili della storia della nostra generazione – continua – è stata l’ascesa del partito nazista e lo sterminio di milioni di ebrei e di altre persone che non rientravano nell’ideale nazista di un ‘perfetto paradiso’ tedesco. Tali atrocità dimostrarono fino a dove possa spingersi la malvagità degli esseri umani. Sebbene questi eventi siano accaduti nel passato, oggi sta tornando alla ribalta lo stesso modo di pensare radicale e intriso d’odio che minaccia la vita e la sicurezza di molti individui nel mondo”.
Paradise è al tempo stesso un grido di dolore e un estremo tentativo di riflettere su un su un ventesimo secolo “carico di grandi illusioni sepolte sotto le rovine, sui pericoli della retorica dell’odio e sul bisogno degli esseri umani di usare la potenza dell’amore per trionfare sul male”.
Daniela Gross
(8 settembre 2016)