RiMEIScolando
Palazzo Zamorani-Roverella

simonetta della setaLa Festa del Libro di Ferrara si è svolta in un bel palazzo rinascimentale noto in città con il nome di Roverella, che sorge in Corso della Giovecca 47, all’angolo con la via dedicata al pittore Boldini. Il palazzo, sede oggi della associazione dei negozianti ferraresi, fu edificato nel 1508 per volontà di Guglielmo Magnanini, segretario del duca Alfonso I d’Este, lungo la strada tracciata alla fine del Quattrocento dove scorreva, prima che fosse costruita l’addizione erculea (dal nome del duca Ercole), il fossato delle antiche mura cittadine settentrionali. La paternità del progetto di questo edificio è stata attribuita dagli storici dell’arte all’architetto ferrarese Biagio Rossetti: vi sono stati riconosciuti elementi architettonici riconducibili all’operato di questa singolare personalità, padre del primo piano urbanistico di stampo moderno. In particolare fanno pensare a Rossetti il rigore geometrico, le proporzioni e l’apparato decorativo delle lesene dei fregi e del cornicione, analogo a quello di altre opere realizzate a Ferrara da Rossetti.
Nel corso dei secoli il bell’edificio vide numerosi passaggi di proprietà. Nel Settecento fu venduto dalla contessa Lucrezia Magnanini Sartori alla famiglia Roverella, alla fine dell’Ottocento ne fu proprietaria la famiglia Aventi. Nel 1932 il Circolo dei Negozianti ereditò il palazzo dall’allora proprietario, l’ebreo Federico Zamorani, il quale, per evitare che l’edificio fosse trasformato nella Casa del Fascio, preferì donarlo appunto, forse in presagio di quanto sarebbe accaduto da lì a pochi anni, ai commercianti della città con un vincolo perpetuo.
Inaugurando la Festa del Libro Ebraico, il Presidente del MEIS Dario Disegni ha ricordato questo episodio, chiedendo ufficialmente al Comune di Ferrara di rendere giustizia all’ebreo Zamorani aggiungendo il suo nome a quello attuale dell’immobile. Il Sindaco ha accolto l’istanza proprio in giornate in cui il giardino del palazzo risuonava di suoni e contenuti ebraici. Non ultimo, la voce potente e stridula dello shofar, il corno di montone fatto vibrare in questo caso da un giovane ferrarese, Baruch Lampronti, per annunciare l’entrata del mese di Elul. A Palazzo Zamorani-Roverella si parlerà nuovamente di ebraismo domenica 18 settembre, in occasione della Giornata europea della cultura ebraica, dedicata alla lingua e ai dialetti ebraici, con una serie di incontri organizzati dalla comunità ebraica di Ferrara. Questo significativo tiqqun (termine ebraico che significa ‘correzione’) deve aver sollevato l’anima di una grande donna e filantropa ebrea vissuta per tre anni a Ferrara proprio all’inizio del 1500. Era Donna Gracia Nasì, che a Ferrara, città da lei amata nelle tante peregrinazioni successive alla sua espulsione dalla Spagna e poi dal Portogallo, abitò proprio delle amene stanze appena affrescate del Palazzo di Corso Giovecca. Pareva, in questi giorni, rivederla aggirarsi nel cortile con ampie vesti, i capelli raccolti, le lunghe dita decorate di anelli, i suoi occhi profondi e intelligenti, che finalmente sorridevano ad un’inaspettata vittoria del destino.

Simonetta Della Seta, direttore Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah

(8 settembre 2016)