Cisgiordania, guerra al traffico di armi

schermata-09-2457643-alle-13-00-49Dopo un periodo in cui la violenza del terrorismo palestinese era tornata a colpire in modo significativo Israele, l’azione congiunta delle autorità anti-terrorismo israeliane ha portato a un nuova diminuzione della minaccia. Diverse le direttrici seguite da esercito, polizia di frontiera e intelligence per arrivare a questo risultato: secondo gli esperti, hanno pesato in particolare la vera e propria guerra al traffico di armi in Cisgiordania dichiarato da Gerusalemme, con una stretta di vite notevole sulla possibilità di ottenere pistole al di là del confine, il miglioramento nel monitoraggio dei social media palestinesi (che consente di prevenire in una certa misura gli attacchi di eventuali lupi solitari prima che possano colpire), e un maggior coordinamento sul fronte della sicurezza con l’Autorità palestinese. Quest’ultimo punto si richiama peraltro al primo, il traffico di armi: anche l’Anp infatti ha tutto l’interesse a bloccare il mercato nero delle armi fatte in casa che minaccia la stessa autorità delle forze di sicurezza sotto il comando del presidente Mahmoud Abbas. A metà agosto, per esempio, a Nablus due poliziotti palestinesi sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con presunti trafficanti. L’incidente, infatti, è nato come conseguenza di un’operazione dell’Anp diretta al sequestro delle armi illegali. La violenza armata dilaga in Cisgiordania, ammetteva il portavoce della polizia locale Loaie Izrekat lo scorso giugno. Di recente anche la casa del sindaco di Nablus Ghassan Shakeh è stata presa di mira, con colpi sparati contro la sua abitazione.
Anche Israele ora ha messo in piedi operazioni contro la produzione di armi fatte in casa in Cisgiordania, facili da reperire e a costi contenuti (tra i 600 e i 1000 euro per un fucile mitragliatore Carl Gustav.): lo scorso mese, forze di sicurezza hanno fatto irruzione in sette fabbriche attorno a Betlemme e Hebron, arrestando decine di persone sospettate di produrre e trafficare armi. L’obiettivo è quello di abbattere gradualmente l’intera filiera – produttori, venditori, intermediari e acquirenti.