Francia, incubo autobomba

rassegnaDilaga in Francia l’incubo autobomba, nuova possibile frontiera del terrorismo jihadista. Scrive il Messaggero: “Dopo la Peugeot piena di bombole di gas e lattine di petrolio parcheggiata una settimana fa davanti a Notre Dame, ieri gli allarmi si sono moltiplicati: a Marsiglia vicino a una sinagoga, a Pau, nei Pirenei, vicino alla Prefettura, poi sotto un cavalcavia sull’Autostrada nei pressi di Montpellier, in Bretagna, nel paesino di Le Bono. Nessuna esplosione, per fortuna, ma il commando femminile che avrebbe dovuto entrare in azione a Parigi, prima a Notre Dame, poi in una stazione ferroviaria, conferma che la minaccia è reale, che l’organizzazione resiste, che c’è una rete che va da Charlie al Bataclan alla chiesetta di Saint Etienne du Rouvray a adesso”.

I giornali raccontano il difficile sabato di Virginia Raggi, prima cittadina di Roma. Molti gli appuntamenti disertati ieri tra cui un incontro in Vaticano con i giovani di Azione Cattolica e l’inaugurazione in serata del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica. “Un bisogno di famiglia – scrive La Stampa – che nasconde anche il timore di affrontare il palcoscenico pubblico, l’assalto delle telecamere, le domande dei giornalisti. E stata la settimana più difficile della breve vita politica di Raggi”.

Sull’Osservatore Romano, una intera pagina dedicata al ritorno dei libri ebraici alluvionati a Firenze a 50 anni dall’esondazione dell’Arno. A firmare il primo lotto del restauro, protagonista di una grande mostra organizzata dalla Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia alla Biblioteca Nazionale, le suore di un convento benedettino di Rignano sull’Arno. “Le acque tumultuose dell’Arno – scrive Adam Smulevich – colpirono con la loro violenza un po’ ovunque: il centro storico devastato in ogni sua strada e in ogni sua piazza, l’immenso patrimonio artistico e museale mai così vulnerabile, decine di vite innocenti spezzate. Ma anche una prova collettiva di solidarietà e di rinascita che, sotto la guida del sindaco Piero Bargellini, capace di unire tutti oltre ogni appartenenza e differenza, avrebbe emozionato il mondo intero. Una lezione quanto mai viva in una realtà, Firenze, che si dimostra ancora una volta laboratorio di un dialogo vivo. Un dialogo in cui l’esperienza dell’incontro riesce spesso a traghettare verso uno stadio successivo, trasformandosi in slancio e concretezza progettuale”.

Attesa a Milano, città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica, dove il 18 settembre, presso il Memoriale della Shoah, si inaugurerà una mostra dedicata agli ebrei che trovarono rifugio dalle persecuzioni a Shanghai. Scrive il Corriere Milano: “Quando le ambasciate chiusero le loro porte dappertutto e i Paesi amici, inclusi gli Stati Uniti, le frontiere, rimase un unico luogo dove potersi rifugiare e senza bisogno di un visto: Shanghai. Nel 1933, all’indomani dell’avvento del nazismo, e durante la seconda guerra mondiale, si calcola siano arrivati in Cina 18 mila ebrei dalla Germania e dai Paesi occupati dai nazisti e dal loro alleati in Europa centrale”.

“Dove c’era il vuoto, c’è la vita”. Sul Corriere della sera, nei 15esimo anniversario dell’attentato alle Twin Towers, l’architetto Daniel Libeskind parla della ‘stupenda vittoria’ di New York. “Non esiste al mondo – afferma Libeskind – un luogo più carico di simboli e di realizzazioni pratiche, concrete di questo. Alla fine i newyorchesi sono riusciti a tenere insieme la memoria, il sentimento di profondo dolore, il rispetto per le vittime dell’11 settembre, senza rinunciare al loro vibrante vitalismo, alla loro costante proiezione nel futuro. La prova migliore, forse, è che 15 anni fa questa era la parte della città consacrata solo alla finanza, al lavoro. La sera si spopolava. Adesso è viva in ogni ora della giornata, è frequentata da moltissimi giovani. È il posto più eccitante della città, ma io dico del mondo intero”.

Copertina al maschile per l’ultimo numero di D – La Repubblica delle Donne. Il protagonista è Abraham B. Yehoshua, tra i più grandi scrittori israeliani contemporanei, che a Wlodek Goldkorn, in una grande intervista in molte facciate, racconta la sua visione di Israele ma anche le sue scelte di vita, l’amore, il prossimo romanzo. “Per me – spiega Yehoshua – la cosa più importante è il matrimonio, non la famiglia. La mia è una presa di posizione etica ed esistenziale. I rapporti matrimoniali sono molto significativi perché possono essere disfatti da un momento all’altro e quindi sono rapporti mantenuti per libera scelta”.

(11 settembre 2016)