Qui Roma – Il Festival di letteratura ebraica
“Curiosità, il nostro motore”
“La Torah spiega che il rapporto fra scienza e religione passa anche attraverso la curiosità, la volontà di capire quello che ci sta intorno, siano essi fenomeni materiali o spirituali. Un legame fondamentale”. Lo ha spiegato ieri sera il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni inaugurando il Festival internazionale di letteratura e cultura ebraica, alla sua nona edizione, quest’anno tutto dedicato al tema della relazione tra ebraismo e scienza. Per quattro giorni – sotto il coordinamento di Raffaella Spizzichino, Ariela Piattelli, Shulim Vogelmann e Marco Panella – il Portico d’Ottavia si riempie dunque di eventi, letteratura, arte, danza e teatro. Anche quest’anno a dare il via alla kermesse è stata la Notte della Cabalà, in occasione della quale un folto pubblico ha avuto modo di scoprire l’affascinante mistica e la millenaria cultura ebraica, anche grazie al Museo ebraico e al Tempio maggiore a porte aperte fino a tarda sera. Ad avviare la lunga nottata e la rassegna sono state simbolicamente due personalità emblematiche del contributo ebraico all’universo scientifico, con l’inaugurazione della mostra “Rita Levi Montalcini. Immagini Private”, dedicata alla grande scienziata vincitrice di un Nobel, e l’incontro intitolato “RelativaMente. 1916-2016, la modernità di Albert Einstein”, in cui Gilad Perez, del Weizmann Institute of Science e Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, hanno raccontato le straordinarie scoperte e l’altrettanto eccezionale figura di Albert Einstein. “Il tema scelto per questa edizione del Festival è rilevante in quanto ci ricorda che l’ebraismo costituisce un modello non solo legato al passato ma anche al futuro”, ha affermato la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “Un modello – ha aggiunto – in cui i giovani sono sempre protagonisti”.
Spizzichino ha ringraziato per la presenza in sala al Palazzo della Cultura la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il neo ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs, che hanno concesso il patrocinio al festival insieme alla Regione Lazio. Tra i partner dell’iniziativa ci sono anche la Rai, l’Azienda Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel Lazio, l’Azienda Comunale Energia e Ambiente, la Società Italiana degli Autori ed Editori, e la società Consultinvest. Suggestivo il sovrapporsi assonante tra scienza, coscienza e conoscenza che la rassegna vuole suggerire, ha sottolineato inoltre Panella. È infatti proprio nella scienza, ha aggiunto Vogelmann, che il popolo ebraico ha trovato il modo di dare il suo contributo al mondo, attraverso la sua ricerca sull’universale. A testimoniarlo, ha ricordato Piattelli, sono anche le mostre allestite in occasione della rassegna. Oltre a quella dedicata a Rita Levi Montalcini, sarà inaugurata lunedì anche quella intitolata “Vito Volterra. Il coraggio della scienza”, sul matematico ebreo e presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche che affiancò sempre alla ricerca il coraggio dell’impegno civile.
E all’impegno civile del sionismo si lega anche la storia di Albert Einstein, di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla scoperta della teoria della relatività. Molinari ha infatti ricordato che in un’intervista del 1968 David Ben Gurion, neo primo ministro dello Stato di Israele, aveva paragonato la sua fondazione alla geniale intuizione dello scienziato. “Quando anni prima Ben Gurion gli aveva chiesto come vi fosse arrivato, Einstein rispose che si era basato su quanto compreso dai suoi predecessori”, ha raccontato Molinari. “E allo stesso modo dunque – ha proseguito – Ben Gurion riteneva a sua volta che lo Stato di Israele fosse nato grazie al lavoro dei suoi predecessori”. Fondamentale era in effetti per Einstein la sua identità ebraica, come ha sottolineato Perez, e lui stesso affermava fosse più importante di ognuna delle molteplici nazionalità di cui era in possesso. Una preminenza riscontrabile anche nel suo approccio alla scienza: “Una delle sue più grandi forze era la curiosità, che come ci ricorda il rav Di Segni è un elemento importante della religione ebraica”, ha proseguito Perez. “Indispensabile per lui era anche l’immaginazione – le sue parole – che usava per pensare esperimenti straordinari, ragionando sui quali dava vita alla sua prospettiva profonda su come funziona la natura”.
La Notte della Cabbalà è poi proseguita con Yarona Pinhas, esperta di mistica, in un incontro intitolato “La cabbalà ed il cibo come energia”, nel quale ha esplorato il legame tra cibo e parola, analizzando come sia possibile trasformare ciò che mangiamo in vero nutrimento per il corpo, in energie positive da riconsegnare poi alla parola. A seguire la performance teatrale “Oh Dio Mio!” con Ketty Di Porto e Alessandro Vantini, un’immaginaria seduta di psicoterapia in cui il paziente è Dio che dà vita a un intreccio tra ironia yiddish e dibattito teologico. Ha concluso la lunga nottata il concerto del Gabriele Coen Quartet con ospite Michael Rosen, una sonorizzazione dal vivo del film “Der Golem” di Paul Wegener (1920).
Il dibattito su questi grandi temi prosegue nella giornata di oggi, con grande attesa per l’incontro di stasera tra la scrittrice statunitense Jami Attenberg e lo scienziato Giacomo Rizzolatti, moderato dalla scrittrice Nadia Terranova e intitolato ”Emozioni e neuroni allo specchio”. Un dialogo che mette a confronto due campi estremamente diversi, i quali tuttavia hanno entrambi a che fare con la creatività, con la creazione e soprattutto con la sperimentazione. Ma sono ripresi già da stamattina gli eventi del Festival, con un laboratorio per bambini dedicato a “Quel genio di Einstein” a cura di Susanna Ascarelli, seguito da un incontro con la chef Laura Ravaioli e David Avino, fondatore e amministratore delegato di Argotec, che produce cibo per le missioni spaziali.
La serata del Festival sarà invece aperta dalla presentazione moderata dalla giornalista Lorenza Foschini del libro, ”…Semplicemente Ebree” di Livia Genah e David Spagnoletto, le cui protagoniste sono otto donne, bibliste, cabaliste, giornaliste, storiche, tutte diverse per età e cultura, legate da un profondo legame con l’ebraismo. A concludere la seconda giornata della rassegna sarà infine la proiezione del film “Pranzo di Ferragosto”, opera prima del regista Gianni Di Gregorio, che dialogherà con Ariela Piattelli.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(11 settembre 2016)