“Una Giornata per raccontarsi”
In un’Europa segnata dalla crisi, dove il radicalismo e il mancato rispetto della diversità è una minaccia per tutti, i valori dell’ebraismo costituiscono un presidio per la tutela delle differenze e della sacralità della vita. Questi valori sono al centro della Giornata Europea della Cultura Ebraica, uno spazio in cui raccontare al grande pubblico le tradizioni dell’ebraismo, il suo legame con i diversi Paesi europei e con l’Italia.
Aprendo le porte di sinagoghe, musei e di altri luoghi di interesse artistico-culturale, la Giornata rappresenta un importante momento di incontro e conoscenza tra gli ebrei e tutta la cittadinanza, uno spazio per ribadire il valore di quella diversità messa oggi in pericolo dal fanatismo e dalla demagogia populista.
In Italia, dove il mondo ebraico può vantare una storia di due millenni, saranno ben 74 le località, che da Nord a Sud, parteciperanno con iniziative e attività alla Giornata del 18 settembre; un numero significativo che dimostra l’importanza dell’impronta lasciata dall’ebraismo sul nostro Paese. Contributo che continua ancora oggi, non solo sul piano culturale e del dialogo ma anche sul piano pratico come dimostra l’iniziativa di raccolta fondi e di materiale di prima necessità promossa dall’UCEI e dalle singole comunità in favore delle popolazioni colpite dal terremoto nell’Italia centrale, alle quali rivolgiamo ancora una volta la nostra solidarietà e ribadiamo la nostra vicinanza e disponibilità a concorrere alla fase della ricostruzione.
Tornando alla Giornata della Cultura ebraica, il tema scelto quest’anno dall’Aepj (l’Associazione europea per la preservazione e la promozione del patrimonio culturale ebraico) è “Le lingue ebraiche”: il titolo al plurale indica che pur nella sua unicità, anche all’interno dell’ebraismo troviamo una molteplicità di lingue, di significati, di parole. Se da un lato la lingua ebraica è rimasta praticamente immutata nel corso dei millenni, grazie alla preghiera e allo studio dei testi ebraici e la loro diffusione, ed è diventata uno strumento di comunicazione che ha garantito l’unità del popoli ebraico, dall’altra gli ebrei della Diaspora si sono integrati nei luoghi dove vivevano – nonostante le persecuzioni – dando vita in alcuni casi a vere e proprie lingue, come l’yiddish, il giudeo-spagnolo per arrivare fino all’esperanto, in altri casi rielaborando i dialetti locali, mescolandoli con vocaboli ed espressioni tipicamente ebraiche. Basta sfogliare i programmi delle attività organizzate nelle diverse città – frutto del grande lavoro svolto dalle singole Comunità, ove presenti, e dalle regioni, gli enti locali e le associazioni culturali e di volontariato coordinate ed assistite dall’Unione sia nella fase di promozione che di diffusione, per rendersi conto di come in Italia questi dialetti diffusi e presenti da secoli dimostrino il forte radicamento degli ebrei nel territorio in cui vivono: a Torino per esempio si parlerà del giudaico-piemontese, utilizzato anche dal grande scrittore Primo Levi; a Livorno risuonerà il bagitto, gergo ebraico livornese; a Roma troviamo il giudaico-romanesco, lingua di uso quotidiano ma anche utilizzata per comporre poesie e pièce teatrali; poi ancora altri dialetti dal Veneto fino alle Puglie.
A Milano invece il tema della giornata, vista la diversa provenienza degli ebrei e la mancanza per ragioni storico-politiche di un dialetto autoctono, si è posta l’attenzione sulla funzione della parola e sul significato che queste possono assumere in diversi contesti, a partire dall’esperienza della lingua ebraica. Quest’ultima, non avendo le vocali, si presta a diverse interpretazioni come sentiremo negli altri interventi. Da ebreo milanese sono orgoglioso che Milano sia designata quale “capofila” dell’iniziativa, nell’anno in cui si celebrano i centocinquant’anni anni della Comunità e i sessant’anni del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, punto di riferimento per tutti gli studiosi di storia ebraica in Italia, il cui apporto culturale è stato e continua a essere di grande rilievo.
Scorrendo ancora i programmi risultano numerose iniziative di carattere musicale e teatrale nonché enogastronomico perché lo studio delle lingue ha bisogno di nutrimento meglio se casher e cucinato secondo antiche ricette locali.
Siamo convinti che in un periodo storico estremamente complesso e difficile quale è quello che stiamo vivendo, sia importante continuare a proporre iniziative positive, che stimolino la costruzione di legami e ponti all’interno di una società inclusiva e attenta ai diritti di tutti, nel segno del rispetto di ogni componente del caleidoscopio culturale del nostro tempo.
In conclusione, questa Giornata ha la funzione di far conoscere la cultura ebraica alla società italiana, di mantenerla viva anche in quelle realtà dove non vivono più ebrei ma esistono vestigia che testimoniano della loro presenza e dalle quali provengono numerose firme dell’otto per mille all’Unione e che permettono lo svolgimento di numerose attività culturali e sociali da parte dell’Italia ebraica.
Giorgio Mortara,
vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane