… 11 settembre

L’11 settembre, domenica scorsa, mi sono imbarcato dall’aeroporto di Miami, Florida, per tornare in Israele dopo aver partecipato a un convegno negli Stati Uniti. Mi aspettavo eccezionali misure di sicurezza e controlli meticolosi. Invece con un certo stupore il passaggio attraverso la sicurezza è stato veloce e quasi sbadato, per esempio senza doversi levare le scarpe come si usa negli aeroporti americani. L’aereo, a dire il vero, era mezzo vuoto. Molta gente deve aver pensato: chissà, non si sa mai. Nei sondaggi americani, una maggioranza degli Americani riteneva possibile un attacco terroristico nel quindicesimo anniversario dell’attacco alle torri gemelle e al Pentagono. In mattinata c’erano state a New York e a Washington le cerimonie commemorative degli oltre 3000 morti alla presenza del Presidente Obama e dei candidati Clinton e Trump. L’atmosfera era composta, la memoria concentrata sulle vittime, poca la retorica. A Ground zero le due torri distrutte sono state sostituite dall’unica torre di Liebeskind. L’America fa fatica a trarre le conclusioni più profonde e definitive della tragedia dell’11 settembre. Le sue due anime si affrontano alle prossime elezioni presidenziali. Nessuno può dire oggi con quale risultato finale.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(15 settembre 2016)