Diario di un soldato – Sara

David Zebuloni, studenteUn po’ di musica e qualche bottiglia di birra ghiacciata bastano per mettere in piedi un evento senza precedenti.
Tuttavia, le ricorrenze speciali meritano uno sforzo organizzativo maggiore, le persone speciali meritano il meglio che il paese abbia da offrire.
E così è stato.
Questa settimana ha avuto luogo, in un parco giochi acquatico a Natanya, un evento che ha contato cinquemila partecipanti, cinquemila soldati valorosi, cinquemila soldati “soli”.
“Ho scoperto che quando parliamo di soldati soli non ci riferiamo unicamente a quei ragazzi che hanno lasciato le loro famiglie e la loro città natale con lo scopo di arruolarsi, bensì includiamo anche centinaia di ragazzi che scappano da un passato difficile, evadono da una realtà priva di prospettive, per trovare nell’esercito un po’ di quella fortuna che non hanno mai avuto. E lo fanno con il sorriso, sempre”, mi racconta Sara Bendaud, nata e cresciuta a Roma ed arruolatasi nell’esercito israeliano il mese scorso. img_20160916_112304“Il percorso che mi ha condotta sino a qui è stato lungo e tortuoso. Ho incontrato molte difficoltà all’inizio dell’arruolamento, porte chiuse e indirizzi senza destinatari erano all’ordine del giorno”. Lo sconforto, tuttavia, non è durato molto. Sara è entrata a fare parte di una famiglia la cui comandante è madre, padre e molto altro ancora. “Mi ritengo molto fortunata, ho incontrato delle persone meravigliose, che sono diventate parte integrante della mia vita”. La nostra protagonista termina il mese di addestramento con un attestato di eccellenza, riservato ad un solo soldato di tutto il battaglione. “Ora sono parte del corpo dei vigili del fuoco, ho un ruolo che prima di arruolarmi non sapevo nemmeno che esistesse all’interno dell’esercito, ma di cui ho immediatamente capito l’estrema importanza”, una breve pausa e poi aggiunge. “Perché l’esercito israeliano è come un macchinario in cui tutti gli ingranaggi sono necessari per il suo funzionamento. È un unico corpo, un corpo che si muove all’unisono, una catena tenuta insieme persino dal più piccolo degli anelli”. Mi racconta che ogni mattina, al suo risveglio, compare sullo schermo del suo cellulare un messaggio inviato dalla madre: “buongiorno orgoglio della famiglia”, legge.
“Non è facile stare lontani dalla famiglia, non è facile tornare a casa dopo una settimana impegnativa ed occuparsi di tutte quelle faccende domestiche che un tempo davo per scontate. Fortunatamente ci sono gli amici, che diventano la principale fonte di affetto e di sostegno, rappresentano per me tutto ciò di cui ho bisogno.”
Ad aiutare Sara e gli altri soldati soli, inoltre, c’è un’organizzazione che opera in memoria di Michael Levin, un soldato israeliano di origine americana che venne ucciso nella seconda guerra del Libano e che negli anni è diventato il simbolo di tutti quei ragazzi che, proprio come lui, hanno lasciato tutto per inseguire il loro sogno: difendere lo Stato ebraico e chi ne fa parte, difendere la loro casa.
“La festa organizzata in nostro onore mi ha fatto capire il ruolo fondamentale che abbiamo all’interno della società israeliana, lo spazio che occupiamo nei loro cuori e nelle loro menti. È stato emozionante rincontrare quegli amici che hanno fatto parte del mio percorso. Ognuno di noi ha intrapreso una strada diversa, eppure, ognuno di noi vive con la consapevolezza che l’obiettivo è comune, che la catena e la stessa. Non importa quanto distanti siano gli anelli che la compongono.”
Tra un tuffo in piscina e un drink, si esibisce un duo rap che in breve tempo si è aggiudicato un posto centrale nel mercato discografico israeliano, un duo i cui tormentoni hanno colorato la nostra estate e monopolizzato tutti i canali radiofonici.
“Voi non siete soldati soli”, gridano ad alla folla impazzita. “Voi fate parte della più grande delle famiglie: Am Israel”.

David Zebuloni

(16 settembre 2016)