Qui Torino – Keren Hayesod, nuovi impegni

Una serata che ha raccolto molte adesioni, quella tenutasi ieri sera a Torino per sostenere il Keren Hayesod, organizzazione nota per il suo sostegno a progetti umanitari, capace di investire nelle infrastrutture tenendo come obiettivo le persone. Durante la serata sono state ricordate le parole di Shimon Peres, che spesso ha ripetuto che le cose più importanti per Israele sono le persone e come siano proprio le persone ad aver reso il paese quello che è ora. Un’idea che ha portato il Keren a sostenere in primis l’educazione, investimento principe per poter pensare al futuro con ottimismo e con fiducia. Dopo il racconto di alcune esperienze personali, dalla studentessa italiana che ha deciso di trasferirsi in Israele per terminare la specializzazione al cardiochirurgo che insieme ai medici israeliani opera frequentemente i bambini palestinesi, è stato il direttore de La Stampa Maurizio Molinari a intervistare l’ospite d’onore, Lapo Elkann.
Una lunga conversazione in cui Elkann ha raccontato della sua percezione di Israele come origine di valori, ricordando le origini ebraiche dei nonni paterni che sommando il mondo ashkenazita a quello sefardita gli hanno permesso di avere una visione che comprende più punti di vista. Si è dichiarato colpito dal mondo del lavoro a Tel Aviv e da Gerusalemme, che ha definito “città empatica”, simile a Roma per la sua complessità. Altro tema del dialogo la necessità di un “riposizionamento” di Israele agli occhi del mondo, quasi un rilancio in termini di simpatia e di empatia, simile a un vero e proprio “rebranding”. I nonni, importanti per avergli trasmesso l’amore per Israele e il rispetto per quello che vi è stato fatto, storia di generosità e fatti concreti, di capacità di agire e di concretezza sono stati capace di fargli sentire forte il legame con le proprie radici. Un racconto, ha concluso Molinari, capace di mostrare come anche per Lapo Elkann Israele sia simbolo di famiglia, e di capacità creativa.

(16 settembre 2016)