Qui Torino – “Conoscenza, ricchezza per tutti”
Molte le iniziative e le attività in programma per la Giornata Europea della Cultura Ebraica a Torino e in tutto il Piemonte. “Favorire la conoscenza con eventi artistici e culturali è uno degli strumenti cardine per promuovere una società maggiormente inclusiva”. Così il presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni nel dare avvio alla manifestazione. “Lingue e dialetti ebraici. Il titolo al plurale indica che pur nella sua unicità, anche all’interno dell’ebraismo troviamo una molteplicità di lingue di significati, di parole. L’Ebraico da un lato come strumento di comunicazione che ha garantito l’unità del popolo ebraico. Dall’altro – afferma Disegni – gli ebrei della Diaspora che si sono integrati nei luoghi dove vivevano, dando vita a vere e proprie lingue come l’yiddish, l’esperanto, il giudeo-spagnolo”. I saluti di apertura del presidente si concludono con un commosso omaggio alla memoria di Carlo Azeglio Ciampi, per ricordare che dedicò la sua tesi di laurea in giurisprudenza nell’Università di Pisa 1945-46 al tema della libertà delle minoranze religiose.
Molte le autorità che hanno preso parte alla Giornata, tra cui il vicepresidente UCEI Giulio Disegni; la sindaca Chiara Appendino (che incontra oggi per la prima volta dalla sua elezione la Comunità ebraica); il prefetto Renato Saccone; l’assessora alla Cultura Francesca Leon; il vicario del questore Sergio Molino; il comandante provinciale dei Carabinieri Emanuele De Santis; Valentino Castellani, ex sindaco di Torino e presidente della Comitato Interfedi.
Erano presenti anche i rappresentanti delle confessioni religiose: l’Imam Abd al Razzaq Bergia, responsabile per il Piemonte della Coreis, il rappresentante del concistoro valdese Gianluca Zarotti e il vice presidente del Comitato Diritti Umani della Regione, Gianpiero Leo.
La sindaca Appendino prende la parola, sottolineando l’importanza della dimensione europea della Giornata, che apre ad un orizzonte più ampio, così come lo stesso tema che rimanda al dialogo. Dimensioni che si scontrano sulle tendenze attuali, dove a prevalere è l’isolamento, il confine, il muro. Poi si sofferma sul perché di sindaca, variazione suggerita da un suo giovane nipote e spiega come una piccola variazione di una parola nasconda in realtà una molteplicità di implicazioni, scelte, priorità. “Il linguaggio va visto come strumento per abbattere i muri”, conclude.
Poi è il prefetto Renato Saccone a riflettere sulla scelta del tema e su come la Comunità ebraica sia la prova concreta che una forte coesione possa essere compatibile con le differenze.
Valentino Castellani parla invece del dialogo come strumento per neutralizzare i fondamentalismi e ricorda l’importanza dello spazio laico delle istituzioni dove avviene il dialogo tra fedi e religioni diverse con riferimento alla Costituzione e ai suoi valori. L’Imam Abd al Razzaq Bergia riflette ricorda come anche i musulmani parlano le lingue del posti dove vivono, dando vita ai diversi dialetti. “Parlare la lingua del posto è un segno di integrazione”. Conclude Gianluca Zarotti che ricorda l’obiettivo comune a tutte le minoranze: trovare
un punto di equilibri nel dialogo costante.
Alice Fubini
(18 settembre 2016)