Qui Milano – Giornata della Cultura ebraica
“Grazie ai milanesi per l’affetto
e la grande partecipazione”

img_20160918_174418_edit“Grazie per essere qui così numerosi”. A parlare dal palco dell’auditorium del Museo della Scienza e della Tecnologia, l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Davide Romano. Davanti, una sala gremita di milanesi, accorsi per partecipare alle iniziative pomeridiane del programma della Giornata Europea della Cultura Ebraica di cui Milano in questa diciassettesima edizione è stata città capofila. Dal divertente scambio tra il rabbino e sofer Amedeo Spagnoletto e lo storico dell’arte Philippe Daverio sul rapporto tra l’ebraismo e la scrittura, alle riflessioni di rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Cultura e formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, assieme al filologo Giulio Busi e alla traduttrice Sara Ferrari, fino allo spettacolo musicale Caffè Odessa, il pubblico ha seguito con grande partecipazione e coinvolgimento i diversi incontri organizzati in questo giorno di festa e di apertura del mondo ebraico alla società italiana. A inaugurare la Giornata, l’incontro in sinagoga dedicato al Potere della parola – titolo con cui a Milano è stato declinato il tema di questa edizione, “Lingue e dialetti ebraici” – con ospite d’onore il ministro della Difesa Roberta Pinotti e con gli interventi tra gli altri del sindaco di Milano Beppe Sala, della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e del rabbino capo Alfonso Arbib. “È stata una giornata lunga e impegnativa – ha sottolineato in chiusura Gadi Schoenheit, viceassessore alla Cultura della Keillah milanese e tra gli ideatori, insieme all’assessore Romano, del fitto programma di ieri – Siamo contenti e orgogliosi per la risposta del pubblico. Abbiamo addirittura dovuto mandare via molta gente in fila perché la sala era già strapiena. Ci dispiace per chi non è riuscito a entrare ma siamo felici di tanta partecipazione”.
Il frizzante scambio di battute e riflessioni tra rav Spagnoletto e Daverio ha divertito il pubblico e aperto la sessione pomeridiana del programma. Dalle pagine del Talmud, a curiosità storiche fino a riflessioni sul contributo ebraico alla civiltà e al pensiero occidentale, i due protagonisti hanno dato vita a un improvvisato quanto applaudito confronto, intrecciando arte ed ebraismo. Altrettanto applaudito e partecipato l’incontro con rav Della Rocca, Busi e Ferrari, moderati dal gallerista Jean Blanchaert. Il rav in particolare ha ricordato, parlando del tema del Potere della parola, di come la linguaparlata in genere in ebraico sia definita come “safà mentre la lingua della Torah è definita lashòn ha qodesh, la lingua del sacro. La parola safà è imparentata con la parola sefataim che significa labbra, a indicare che ogni lingua è il risultato di un movimento labiale. Lashòn invece è la lingua anatomica, per cui l’uso dell’ebraico costituisce il risultato di un movimento che è interno a noi stessi. È una lingua che fa parte del nostro dna, rappresenta il nostro codice d’accesso per capire il segreto della parola più importante di tutte, il nome di D.o”.
img_20160918_220547_edit Sul palco fino a sera hanno continuato a susseguirsi interventi e spettacoli e la sala, con qualche ricambio, ha continuato a rimanere piena fino all’apprezzato intervento di Chaim Baharier su La parola ebraica come potenziale di alleanza. E in tanti sono rimasti per applaudire in tarda serata  Miriam Camerini, Manuel Buda e Bruna Di Virgilio, che dal palco del museo hanno accompagnato il pubblico in un allegro viaggio attorno al mondo e nel tempo per scoprire alcune delle mille lingue dell’ebraismo.

d.r. @dreichelmoked

(19 settembre 2016)