Assisi, i leader ebraici
“La sfida è: pregare, studiare, fare”
Ci si raccoglie in un’ala del convento adibita a sala di preghiera con il rito ebraico. Pochi minuti ancora e tutte le delegazioni si ritroveranno sulla grande piazza, insieme a Bergoglio e ai tanti che partecipano tra il pubblico alla cerimonia conclusiva della tre giorni “Thirst for Peace” organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio ad Assisi. Prima del grande incontro (anche mediatico), un momento di raccoglimento più intenso e informale.
È rav Issak Haleva, gran rabbino capo di Turchia, ad officiare la preghiera privata cui partecipano numerosi rabbini e leader comunitari. Tra gli altri il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, quello di Firenze rav Joseph Levi e la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello (che ieri ha pranzato allo stesso tavolo del papa). Ci sono anche il rabbino argentino Abraham Skorka, amico fraterno del pontefice, e il vescovo Ambrogio Spreafico.
“In questo luogo del tutto particolare sentiamo vibrare qualcosa. Presenziando oggi a questo appuntamento, ci sentiamo parte di un’orchestra fatta di tanti strumenti differenti. Ciascuno fa vibrare qualcosa. Insieme cerchiamo di fare qualcosa di buono” afferma rav Di Segni al termine della preghiera. Il rav ricorda inoltre come, 30 anni fa, rav Elio Toaff volle scegliere una casa nel centro storico di Assisi e adibirla a temporaneo luogo di studio. “Quando preghiamo, noi parliamo a Dio. Ma quando studiamo, è il Signore a parlare con noi. La nostra sfida – conclude rav Di Segni – è in questi tre verbi: pregare, studiare, fare”. Concetti che si riallacciano alla sua lezione, nella mattinata, sul tema della misericordia. “La misericordia fa la storia, senza la misericordia non c’è storia. La misericordia è rivoluzionaria, ma non può prescindere dalla giustizia” sottolineava il rav. “In eventi come questi – ha poi aggiunto – il rischio talvolta è di scivolare nel buonismo. Vorrei quindi citare i Maestri, le cui parole ci illuminano. Soprattutto di questi tempi. ‘Chi è misericordioso con i malvagi, rischia di essere malvagio con chi è buono’.
Ha spiegato invece Oded Wiener, già direttore generale del Gran Rabbinato di Israele: “La vita umana è unica ed è la cosa più preziosa nel nostro mondo. Qualsiasi attacco atto a distruggere la vita umana deve essere rigettato con forza, e condannato. Dobbiamo compiere ogni sforzo comune, per promuovere il dialogo, la pace, i diritti umani, il rispetto per la libertà di coscienza e di culto. Il compito dei leader religiosi è di essere la bussola e la coscienza morale del mondo.”
“In queste occasioni siamo soliti cantare. Di tempo ce n’è poco, ma cantiamo” ha quindi esortato David Rosen, dell’American Jewish Committee, veterano degli incontri interreligiosi del Vaticano e di Sant’Egidio, prima che la delegazione si muovesse alla volta del punto di incontro.
Da quel palco, appunto, risuonano poi le parole del rav David Brodman. “Molte volte – afferma il rav – ho parlato ai giovani perché chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Per me lo spirito di Assisi è il miglior esempio di umiltà e santità ed è la risposta alla tragedia della Shoah e di tutte le guerre. Perché qui noi diciamo al mondo che è possibile diventare amici e vivere insieme in pace anche se siamo differenti”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(20 settembre 2016)