Venezia – I 500 anni del ghetto
Un anno straordinario, in cui la ricorrenza dei cinquecento anni dall’istituzione del ghetto diventato simbolo di tutte le esclusioni coincide con i quattrocento anni dalla morte del drammaturgo che ha creato l’ebreo veneziano più famoso. Il cinquecentenario è una grande occasione di riflessione, arricchita da un calendario di manifestazioni culturali in cui a un seminario segue un simposio, a una mostra si aggiunge uno spettacolo, senza soste. Il primo dossier dedicato all’anno eccezionale degli ebrei veneziani, uscito con il numero di marzo di Pagine Ebraiche in occasione del grande concerto che alla Fenice ha segnato l’apertura ufficiale del programma, raccontava il Ghetto prendendo le mosse da coloro che lo vivono tutti i giorni, abitandovi, lavorandovi, o giocando in Campo come la bimba ritratta in copertina. Agli interventi istituzionali avevamo fatto seguire il confronto fra posizioni differenti sulle manifestazioni per il cinquecentenario, insieme alle riflessioni degli studiosi, per chiudere con la grande musica. Torniamo ora a Venezia (clicca qui per sfogliare il dossier curato da Ada Treves) raccontando il ritorno di Shylock che, come ha spiegato Shaul Bassi, è anche un riappropriarsi senza timore di uno stereotipo che ha pesato come un macigno sulla comunità, sfruttandone ora la notorietà per dare un segno positivo di fiducia nel futuro. La regista della Compagnia de’Colombari, che porta per la prima volta Il Mercante di Venezia nello spazio in cui è stato immaginato dialoga con Frank London, il compositore che per “The Merchant in Venice” sta scrivendo musica nuova. Il Mercante, scrive Dario Calimani nell’introduzione alla sua nuova traduzione dell’opera di Shakespeare, pone una sfida alla capacità di comprensione e all’onestà degli interpreti, una sfida complicata dalla storia dell’antisemitismo. Sono così i testi di Susannah Heschel, James Shapiro e Stephen Greenblatt che spiegano cosa verrà dibattuto nel corso del processo d’appello intentato da Shylock contro Antonio, la repubblica di Venezia e Porzia, accusata di aver ve- stito i panni del giudice pur essendo parte interessata. Un processo che si aggiunge alle rappresentazioni in Ghetto, in cui la giuria presieduta da Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, concluderà con le sue deliberazioni un pomeriggio d’eccezione. Al centro del dossier abbiamo voluto offrire un regalo ai lettori di Pagine Ebraiche: il disegno di Giorgio Albertini, infatti, è pensato per essere sfilato dal giornale a memoria di un anno straordinario, in cui gli spaccati di tre delle cinque Scole di Venezia narrano una stratificazione di storie, visione di un presente vivo e ricco di cultura e suggestioni e augurio di un futuro pieno e consapevole. La mostra dedicata ai cinquecento anni del ghetto – curata da Donatella Calabi, protagonista della grande intervista di questo mese – offre a Palazzo Ducale una visione di cinque secoli straordinari, e si propone come fonte di una ricchezza di percorsi e di strumenti che resteranno parte di un patrimonio comune. Così come i ritratti straordinari di Peggy Guggenheim e le nuove fotografie di Ferdinando Scianna che in due mostre solo apparentemente molto diverse offrono una visione di quella che è davvero l’essenza di Venezia. E a Venezia due giardini segreti torneranno a vivere, mentre la storia del libro ebraico, con il suo peso e il suo valore, racconta ancora oggi di un retaggio di cultura e tradizioni che compongono un patrimonio vivente per tutti.
E l’anno non è ancora finito.
Ada Treves twitter @atrevesmoked Pagine Ebraiche, agosto 2016