Alla Knesset, l’omaggio di Israele

lastGan Sacher, il grande parco nel cuore di Gerusalemme, è un luogo di ritrovo per tutti gli abitanti della città. E quella stessa atmosfera che nelle giornate di sole e nelle sere di primavera-estate porta i cittadini di Gerusalemme a godersi il giardino per una passeggiata, un picnic, una partita di pallavolo, raggiunge anche la vetta di una delle colline di Gan Sacher, alla sommità della quale siede la Knesset. Nella giornata di giovedì, oltre 50mila israeliani l’hanno raggiunta per rendere omaggio a Shimon Peres. Una lunga processione sotto il sole ancora caldo dell’autunno gerosolimitano, plasmata nelle forme multiformi del popolo d’Israele. Signori d’una certa età e l’area venerabile, che nell’attesa discutevano degli accordi di Oslo e ricordavano Yitzhak Rabin, studenti di yeshivah (scuola talmudica) con camicia bianca e kippot di velluto nero, soldati in divisa, ragazze in jeans e t-shirt e giovani donne con il kizui rosh (copertura del capo tradizionalmente indossata dopo il matrimonio). Mentre si attende di entrare nel vasto cortile del Parlamento israeliano, in fondo al quale il feretro del presidente riposa avvolto in una bandiera con la Stella di Davide, molti cominciano a conversare con i vicini di coda, attività per cui gli israeliani hanno senz’altro un talento speciale. “Ti ricordi cosa successe quel giorno?”, “Qual è il tuo giudizio politico su questo fatto?”, “Certo, Peres non era perfetto, però che grande leader”. Qualcuno invece parla al telefono “Hai sentito, è stato qui Clinton, domani viene anche Obama”. La consapevolezza di vivere un momento storico è palpabile, così come la volontà di farne parte. Ma anche quella di salutare di cuore un uomo che, oggi tutti sono concordi nell’affermare, ha dedicato la sua vita a Israele, all’amore per il sionismo, per il popolo ebraico e per la pace.
“Ecco mamma entriamo!” esclamano emozionati due fratellini sugli otto anni, kippah a strisce e maglietta blu lui, pantaloncini e t-shirt rosa lei. Ci sono anche i bambini a salutare Peres, di ogni età, carrozzine comprese.
Lentamente tutti i visitatori si avvicinano al feretro, lo guardano, abbassano il capo per un momento e spesso scattano una fotografia. Poi proseguono, escono nel parco, si allontanano sui sentieri curati tra prati e fiori fino a tornare sulle strade, per l’occasione chiuse al traffico, e poi alla vita della città che pulsa caotica alla vigilia di Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico.
Per l’ultimo saluto a Peres si sono riuniti in Israele i leader del mondo. Ma sicuramente, l’incontro delle tante anime del paese non avrebbe per lui avuto meno valore e significato.

Rossella Tercatin

(30 settembre 2016)