Cosmopolitismo
Nonostante il forte multiculturalismo che si respira in molte metropoli, la parola “cosmopolitismo” ha forse un sapore tutt’oggi desueto. Molte città che agli inizi del XX secolo si potevano considerare cosmopolite, adesso sono per lo più mononazionali, almeno ufficialmente. Una di queste è Izmir, dove mi trovo da circa una settimana: qui al tramonto dell’Impero Ottomano v’era una maggioranza greca, e un buon numero di italiani, armeni ed ebrei. Poi vi un breve periodo sotto la Grecia e successivamente, con la guerra greco-turca e il catastrofico incendio del 1922, la riconquista da parte dei turchi repubblicani di Kemal Ataturk. Gli armeni e i greci furono definitivamente espulsi, questi ultimi piuttosto “scambiati” con i turchi che vivevano nell’Egeo e nella penisola ellenica, e dei 50.000 ebrei del secolo scorso ne rimangono circa 2000. Sulla loro storia e sul loro presente magari ritornerò in un mio prossimo intervento. Intanto mi sto concentrando su Basmane, un enorme quartiere degradato e abbandonato a se stesso addossato su una delle colline di Izmir, dove dopo l’accordo tra Turchia ed Unione Europea sui migranti, hanno trovato rifugio migliaia di profughi curdi e arabo siriani in fuga dal recente conflitto, aggiungendosi ai già presenti Rom e curdi originari del sud della Turchia. In parte, tra gli abitanti del quartiere si è creata una sorta di solidarietà, ma non sempre il resto della città vede gli ultimi arrivati di buon occhio. Come gli europei, molti turchi sostengono che i rifugiati siano venuti per “rubare il lavoro” e che il governo stia aiutando più loro rispetto agli autoctoni. E’ proprio vero che il mondo è un enorme paese…
Francesco Moises Bassano
(30 settembre 2016)