Non ci lasci la speranza

spiniHo conosciuto Shimon Peres per la prima volta addirittura nel 1977 al congresso del Partito Laburista Israeliano al quale ero presente come delegato del Psi. Più volte l’ho incontrato alle riunioni dell’Internazionale Socialista cui egli non mancava mai. Forse l’incontro più significativo fu quello del 1993, all’indomani degli accordi della Casa Bianca quando sembrava che il processo di pace tra israeliani e palestinesi si fosse finalmente affermato. Venni invitato come Ministro dell’Ambiente del governo Ciampi ad un convegno organizzato dall’Università di Gerusalemme insieme al Ministero degli Esteri, retto in quel periodo dallo stesso Shimon Peres. Il convegno era sui problemi del dopo-accordo e come ministro dell’Ambiente italiano mi fu chiesto di presiedere la tavola rotonda sul tema, delicatissimo delle acque.
Tutte le volte rimanevo colpito dall’ampiezza visionaria dei discorsi di Peres, molto avanti spesso rispetto alla realtà che ci circondava. Il suo ricordo rimane per me inestricabilmente connesso a quella speranza di pace, con tutta la carica non solo politica, ma anche emotiva che comportava.
Se non fosse stato per la situazione geopolitica del Medio Oriente, Shimon Peres sarebbe forse diventato presidente dell’Internazionale Socialista dopo Willi Brandt o dopo Pierre Mauroy. Tale era la dimensione non solo medio-orientale o europea della sua personalità.
Un grande che ci lascia. Cerchiamo di operare perché non ci lasci la sua grande speranza.

Valdo Spini

(30 settembre 2016)