L’ebraico oggi, l’ebraico domani
A confronto sulla traduzione

img_20160929_120316 Per scoprire il complesso rapporto dell’ebraismo con la traduzione, vuoi come pratica linguistica vuoi come percorso filosofico, occorre compiere un viaggio nel tempo e nello spazio, che porta dall’Italia alla Germania, dall’antichità ellenistica al nuovo mondo di internet. Questo è avvenuto con il convegno “Yafet nelle tende di Shem. L’ebraico in traduzione”, la cui seconda giornata è in corso al Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ideato e coordinato da Raffaella DI Castro. Del comitato scientifico fanno parte inoltre i rabbini Roberto Della Rocca e Gianfranco Di Segni, Silvano Facioni, Irene Kajon, Myriam Silvera, Ada Treves e Micaela Vitale, con la partnership dell’Università di Roma La Sapienza, l’Università della Calabria, il Centro interdipartimentale di Studi ebraici “Michele Luzzati”, il Centro ebraico il Pitigliani, la casa editrice la Giuntina e la libreria Kiryat Sefer. Prosegue così il dibattito stimolato dall’ultima Giornata Europea della Cultura Ebraica, che aveva come tema “Lingue e dialetti ebraici”, e dalla recente traduzione in italiano del primo trattato del Talmud babilonese, quello di Rosh Hashanah. Sul quale è stato aperto ieri un ciclo di lezioni, con un primo appuntamento al centro ebraico il Pitigliani al quale sono intervenuti il presidente del Progetto di traduzione italiana del Talmud Babilonese rav Riccardo Di Segni e la sua direttrice Clelia Piperno, coordinati da Daniele Fiorentino.
Strumento fondamentale di questa impresa è senza dubbio la tecnologia, protagonista anche della mattinata di oggi, con la sessione moderata dalla giornalista della redazione UCEI Ada Treves, intitolata “L’ebraico oggi e domani”. Ad aprire il dibattito è stato l’intervento registrato da Brett Lockspeiser, intitolato “Sefaria: un’esplorazione del ruolo della traduzione nel mondo digitale”. Lockspeiser ha descritto il progetto da lui ideato e coordinato insieme a Joshua Foer, chiamato appunto Sefaria, un sito open source che rende disponibili i testi canonici ebraici in una nuova forma digitale, interconnessa, facilmente accessibile e modificabile da tutti. Molti i problemi che questo sistema pone, da quello dei diritti d’autore e quello del controllo, ma sono molti anche gli stimoli che un nuovo approccio alla traduzione di testi ebraici pone. E su questo tema legato al presente ma soprattutto al futuro hanno riflettuto anche l’editore della Giuntina Shulim Vogelmann, il linguista Fabrizio Franceschini e la scrittrice e traduttrice Elena Loewenthal (intervenuta con un messaggio). Nel raccontare il suo lavoro alla direzione di Israeliana, la collana di testi che propone in italiano testi di letteratura ebraica contemporanea, Vogelmann ha descritto le dinamiche che intercorrono nel “tradurre opere inteso nel senso di portare da un luogo all’altro una letteratura”. E a raccontare un orizzonte culturale particolare è stato poi anche Franceschini, con il suo intervento intitolato “Tende per il bagitto: un piccolo viaggio tra i secoli e i continenti”
unnamed Ma prima di arrivare al presente e al futuro, il viaggio del convegno è iniziato nel pomeriggio di ieri con gli interventi del filosofo Alessandro Guetta (Institut National des Laangues et Civilisations Orientales di Parigi) e dello storico Alberto Cavaglion (Università di Firenze), dedicati alle “Traduzioni ebraico-italiane dal Rinascimento al Novecento”, moderati da Irene Kajon. Guetta si è dunque concentrato sulle “Traduzioni italiane degli ebrei nel XVI-XVII secolo. Inventario e problematica”. Fu quello un periodo in cui si assistette a un’intensa – e precoce, rispetto al resto dell’Europa – attività di traduzione in Italiano dei testi ebraici, dalla Bibbia a testi poetici, filosofici e sapienziali. Una tendenza che proseguì nell’Ottocento, in cui eleganti traduzioni di liriche dall’ebraico in italiano o viceversa impreziosirono i discorsi dei rabbini, i loro commenti e i loro studi, e non mancarono anche loro riflessioni teoriche sulla metrica e la comparazione stilistica. Lo ha spiegato Alberto Cavaglion nel suo intervento, intitolato “Da Vercelli a Pisa: il caso Salvatore De Benedetti”, ricordando come la traduzione abbia costituito, in quei primi anni di libertà, il veicolo per dimostrare che gli interessi di una società erano solidali fra loro, “con l’idea che la lingua fosse il veicolo con cui la società cresce”. “Fu in sogno che si avvicinò alla sua realizzazione – le parole di Cavaglion – in cui il vero gigante con cui si confontò l’ebraismo italiano post emancipazione fu Dante, che costituì un modello e il riferimento centrale di una vera e propria sfida letteraria”.
Gli stimoli provenienti dall’Italia non si sono tuttavia esauriti, e sono stati ulteriormente approfonditi dagli ebraisti Ida Zatelli (Università di Firenze) e Luciano Baruch Tagliacozzo in una sessione concentrata sulle “Traduzioni italiane della Bibbia”, moderata da Gadi Piperno. Nell’analizzare “L’aspetto e il colore della Torah. La traduzione di Shemuel David Luzzatto”, Tagliacozzo ha descritto alcune delle linee che il Maestro padovano aveva descritto nella sua prefazione alla traduzione della Bibbia su come essa dovesse avvenire. Zatelli ha invece analizzato la “Traduzione della Bibbia curata da Dario Disegni: la voce ebraica nel rinnovato panorama biblico-culturale dell’epoca”.
La mattinata di oggi è invece cominciata con un lungo salto nel passato, riportando il pubblico all’epoca delle “Traduzioni antiche della Bibbia”, grazie agli interventi del traduttore ed ebraista Shmuel Sermoneta Gertel (Beth Hillel, Roma) e del filosofo Giuseppe Veltri (Università di Amburgo e di Lipsia), moderati da Myriam Silvera. Sermoneta Gertel ha analizzato “La metodologia della traduzione nel Targum del Pentateuco: un’esplorazione dell’opera di Onkelos e il proselito alla luce del Philoxenus di Shemuel David Luzzatto”. Veltri si è invece concentrato sulla traduzione dei Settanta, o la “Torah del re Tolomeo: meraviglie e pericoli della traduzione scritta secondo la letteratura ebraico-ellenistica e rabbinica”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(29 settembre 2016)