Rosh Hashanah 5777 “Restiamo uniti, è la nostra forza”
“Restiamo uniti, è la nostra forza”. È questo l’augurio che il capo dello Stato israeliano Reuven Rivlin ha mandato non solo agli israeliani ma al popolo ebraico tutto, in occasione di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico che al tramonto segnerà l’arrivo dell’anno 5777. “In questi giorni ci riuniamo per sentire il suono dello shofar, con la speranza che ogni nota porti le nostre preghiere alte nel cielo”, ha detto Rivlin nel video messaggio. “Ma il suono dello shofar è anche un grido d’allarme per la nostra comunità, la nostra famiglia, e a noi stessi – il suo monito – dobbiamo ricordare che ogni ebreo avrà sempre una casa in Israele, ma deve anche avere il diritto di vivere senza paura dovunque desideri, ed è nostro compito difendere tale diritto”. E da Israele arrivano anche gli auguri del primo ministro Benjamin Netanyahu, il quale ha voluto dedicare un pensiero a Shimon Peres, “un uomo lungimirante e ottimista. Credo – le parole di Netanyahu – che Shimon vorrebbe che noi celebrassimo Rosh Hashanah quest’anno guardandoci indietro con orgoglio e guardando avanti con speranza”. Ma sono sempre all’insegna dell’unità e della convivenza anche i numerosi messaggi di auguri per un anno buono e dolce che arrivano da leader e istituzioni ebraiche di tutta Europa, a partire dallo European Jewish Congress, per poi passare Oltralpe, con le parole del presidente del Conseil Représentatif des Institutions Juives de France Francis Khalifat, e Oltremanica, attraverso i pensieri dell’attuale rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis, e il suo predecessore Jonathan Sacks.
Nel suo messaggio, Rivlin ha identificato le sfide dell’anno che inizierà nelle prossime ore, rivolgendosi in particolare alle giovani generazioni, ai giovani ebrei in Europa, in America del nord e in tutto il mondo. “Non date l’esistenza di Israele per scontata. Non dimenticate che i nostri destini sono legati. So bene che guardando a Israele forse non vi ci riconoscete, che sentite liti sulla religione, tra destra e sinistra, e osservate un conflitto con i nostri vicini, i nostri cugini musulmani, a cui siamo forzati, sentendo di non avere voce in capitolo. Io vi dico – l’appello di Rivlin – quest’anno venite a visitare, venite a imparare, venite ad ascoltare e a farvi ascoltare. Perché Israele è una democrazia forte, e noi siamo un unico popolo, con un dovere gli uni verso gli altri”. Ma per il presidente, il paese ha un’altra sfida per l’anno venturo, e cioè quella di “erigere ponti tra tutte le diverse comunità all’interno di Israele, religiose e laiche, ebraiche e arabe. Dobbiamo costruire insieme una tikvah, una speranza condivisa per Israele, per il nostro futuro comune in questa terra”.
Un sentimento condiviso anche da Netanyahu, il quale ha detto che “come Shimon, anche io sono estremamente speranzoso per il nostro futuro”. Nel suo messaggio, diffuso sempre in video attraverso i social, il primo ministro ha sottolineato che il paese “ha molto di cui essere fiero. La nostra democrazia fiorisce, la nostra economia cresce, le nostre relazioni nel mondo migliorano. Israele continuerà a lavorare per la pace – ha aggiunto – continueremo a espandere le opportunità per tutti i nostri cittadini, continueremo a essere un faro di luce e libertà in una regione oscura e repressiva”. E dunque, per questo Rosh Hashanah Netanyahu ha chiesto agli ebrei nel mondo di “rimanere speranzosi e continuare a perseguire la giustizia e la verità. Questa è la storia del popolo ebraico. Questa è la storia dello Stato di Israele”.
Sulla stessa lunghezza d’onda dei messaggi che arrivano da Israele sono stati anche quelli dei leader europei. Il presidente del Congresso ebraico europeo Moshe Kantor ha quindi espresso la speranza “che il prossimo anno possa portare un senso di soddisfazione, di unità di intenti, e di pace per tutti noi”. E alla conclusione di un anno particolarmente difficile per la Francia, il presidente del Crif Francis Khalifat ha aperto il suo messaggio con un omaggio a tutte le vittime del terrorismo e a tutti i loro cari. “È in un clima di preoccupazione per il futuro che dobbiamo, tutti insieme, lottare contro le divisioni e l’oscurantismo”, il suo appello. “Facciamo sì che il vivere insieme non sia più soltanto uno slogan! Oggi – ha concluso Khalifat – segna l’inizio di un nuovo capitolo nel quale la nostra unità è la nostra forza”.
Legato all’attualità è anche il messaggio del rav Jonathan Sacks, il quale ha pubblicato un editoriale sul significato della festività di Rosh Hashanah ai nostri giorni sul Wall Street Journal. “I due pericoli del XXI secolo non potrebbero essere più diversi: la super-intelligenza dei computer e la cruenta barbarie del radicalismo islamista. Essi potranno essere sconfitti soltanto insistendo sulla dignità degli esseri umani – le sue parole – e sulla santità della vita. Proprio questo è il messaggio di Rosh Hashanah, non solo per gli ebrei ma per il mondo intero”.
Una vocazione universale su cui si è focalizzato anche il suo successore alla guida spirituale delle Comunità ebraiche anglosassoni, rav Ephraim Mirvis, il quale in una lezione sulle solennità dell’inizio dell’anno ebraico alla London School of Jewish Studies ha ricordato il dovere ebraico di “riconoscere la divinità in ogni essere umano”. Mirvis ha quindi parlato di “responsabilità ebraica”, la quale riguarda da vicini l’educazione dei figli. “Vogliamo che essi siano ebrei responsabili, capaci di aiutare altri ebrei, di rispettare la Shoah, di supportare lo Stato di Israele. Ma credo che per loro sia altrettanto importante – la sua conclusione – essere nella giusta misura e con il giusto equilibrio un sostegno per tutti quanti nel mondo, al massimo delle loro possibilità”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(2 ottobre 2016)