Torino Spiritualità e Pagine Ebraiche
Da Animali a dèi, storie umane

img_20160930_111559Si chiude nelle prossime ore la dodicesima edizione di Torino Spiritualità, la manifestazione “alla ricerca di significato” dedicata quest’anno a “D’istinti animali”, che, sin dalla presentazione del programma, ha mostrato grande attenzione alla cultura e alle tradizioni della minoranza ebraica. Il curatore del festival, Armando Buonaiuto, aveva fatto riferimento ai trentasei giusti che in ogni generazione salvano il mondo, come scritto già nel Talmud Babilonese, per poi citare i versi con cui Jorge Luis Borges elenca i gesti da loro compiuti e suggerire che “El que acaricia a un animal dormido”, colui che accarezza un animale addormentato, simbolo del bene disinteressato, possa essere esempio ideale del tema intorno a cui è stato costruito il programma. Un tema che ha incontrato l’interesse di un pubblico, che, sempre più numeroso, ha riempito tutte le sale dedicate alla manifestazione, a partire dalla giornata di apertura, che ha visto Shaun Ellis, noto come “The Wolfman” dialogare con Buonaiuto, raccontando la sua esperienza insieme a un branco di lupi selvatici, con cui ha condiviso tane e prede, in un racconto sulla capacità di ascoltare e capire quanto del mondo animale sa essere richiamo che ci affascina e inquieta. Pagine Ebraiche ha consolidato quest’anno la collaborazione con il festival, organizzando direttamente due dei tanti eventi in programma: nel secondo giorno della manifestazione l’incontro “Anima e corpo, teologia dell’uomo e teologia degli animali” ha portato al pubblico una testimonianza di Paolo De Benedetti, che non ha potuto intervenire a causa delle sue gravi condizioni di salute, prima che la redazione dialogasse con il rav Roberto Della Rocca, direttore della Formazione e della Cultura all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A sera è stata la volta di Victoria Acik e rav Alberto Somekh per “Anche Fido mangia casher” prima che il secondo incontro organizzato dalla redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane vedesse la libreria Bardotto colma del pubblico riunitosi per “Da animali a dei: il pensiero di Yuval Harari”, con Davide Assael. La figura di Harari, presentata da Guido Vitale, è quella di un intellettuale originale, interessante sia per il suo percorso personale che per quello accademico. Ora quarantenne, ha scritto opere fondamentali in età ancora più giovanile, e il suo lavoro è molto seguito in tutto il mondo, anche grazie alle traduzioni dei suoi libri: Da animali a dèi: Breve storia dell’umanità per esempio è disponibile in una trentina di lingue. Una cattedra all’università ebraica di Gerusalemme, è anche esperto di strategia militare e di storia medievale, oltre che dei processi macrostorici. È anche un orgoglioso abitante di un moshav, è vegano, e sposato con un altro uomo: un personaggio il cui nuovo libro, Homo Deus: A Brief History of Tomorrow appena uscito in ebraico e inglese, arriverà sicuramente presto anche in Italia. Come ha subito ricordato Assael, il suo “breve corso di storia dell’umanità”, disponibile su youtube ha avuto una quantità impressionante di visualizzazioni e il suo libro è stato citato, e discusso da Barack Obama, cosa che ha sicuramente contribuito alla sua notorietà. Normale chiedersi, quindi, quale criterio, quale registro narrativo abbia seguito per selezionare i fatti che ha voluto includere nel suo volume, un tentativo “ambizioso ma riuscito”, per Assael, anche grazie al testo scritto in maniera molto accattivante, con un linguaggio non specialistico e non banale. Abbiamo la tendenza a pensare che emerso un fatto scompaia quello precedente, e Harari è convinto che ci troviamo davanti a un passaggio epocale, in cui tecnologia e potenzialità della tecnologia (ne sono esempi la genetica o la cybertecnologia) aprono spazi di novità immensi, che indicano un passaggio storico decisivo in cui probabilmente sta tramontando l’epoca dell’homo sapiens e si sta affermando una nuova specie umana. Ma è ancora umana? Se non porterà alla estinzione dell’uomo, sicuramente porterà all’estinzione dell’homo sapiens. Per Assael si tratta di un autore che porta inevitabilmente a pensare a quanto fatto dalla filosofia quando ha provato a ricostruire la storia dell’umanità. Inesorabile la tendenza all’unità: “eravamo tribù, poi regioni, poi nazioni, poi siamo diventati entità sovranazionali, e infine saremo tutti inevitabilmente uniti.Dobbiamo costruire una visione di mondo, un’etica, una politica in grado di fronteggiare e di regolare i cambiamenti. Io non penso ci sarà un’apocalisse, non ne sono così convinto, non ho una mentalità apocalittico-messianica perché ho una differente logica della storia, ma si tratta di un testo molto affascinante, che stimola anche molte riflessioni che lo superano”. Su sollecitazione di Vitale, Assael ha poi spiegato ai presenti quali siano le valutazioni di Harari sul terrorismo: “Per questo studioso il terrorismo si conferma una strategia che mette in gioco scelte molto importanti nella società in cui viviamo, non tanto per effettiva conseguenza strategica quanto per gli effetti psicologici che scatena. Harari ha ricordato che in Israele nel 2002 – un anno terribile da questo punto di vista – ci sono state 451 vittime terrorismo, ma gli incidenti stradali nello stesso anno ne hanno fatte circa 550. Ossia guardando i fatti in una prospettiva più ampia bisogna realizzare che il terrorismo non sposta davvero le forze, è una sfida disperata che non ha una vera incidenza strategica. Resta per lui molto pericolosa per le possibili reazioni psicologiche e di panico, o per le eventuali reazioni militari che può scatenare”. Il suo libro più recente, estensione logica delle premesse poste dal precedente, traccia una breve storie del futuro, e non parla più di homo sapiens, ma di homo deus. Vitale e Assael hanno spiegato che per Harari “la stagione dell’homo sapiens ha raggiunto il suo picco e stiamo costruendo un mondo dove non c’è più posto per noi: le macchine che costruiamo sono migliori e più efficienti degli esseri umani, che saranno probabilmente disintegrati da una implosione, conseguenza di un divorzio fra intelligenza e coscienza. Nella stagione dell’homo sapiens l’uomo è stato capace di distinguersi in maniera chiara e netta dal mondo animale, e ora porterà ad un ritorno allo stato del mondo animale, un mondo in cui i robot ci tratteranno come noi ora trattiamo mosche e zanzare, con estrema violenza. Saremo considerati esseri irrazionali e fastidiosi”. A parziale rassicurazione, ha continuato Assael, va ricordato che una delle caratteristiche della nuova era è la velocità, per cui nonostante le premesse portino a pensare a un simile futuro gli sviluppi sono imprevedibili.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(2 ottobre 2016)