…numeri

Nel mio primo post apparso su questa pagina il 2.10.2008 scrivevo: “Alla vigilia dell’anno ebraico 5769, Israele contava 7,3 milioni di abitanti – meno di Svezia, Austria, Svizzera, Bulgaria, Serbia, più di Danimarca, Slovacchia, Finlandia, Norvegia, Irlanda, Croazia. Un paese europeo, non fra i maggiori, ma nemmeno tanto piccolo”. Otto anni dopo, all’inizio dell’anno 5777, Israele ha 8,5 milioni di abitanti, ha superato la Serbia (che ha perduto il Kosovo), la Bulgaria, la Svizzera, si è appaiata all’Austria, e in Europa vede ora davanti a sé la Bielorussia (9,5 milioni, ma in veloce diminuzione), la Svezia (9,8, in crescita), l’Ungheria (9,9, in forte calo), il Portogallo (10,4, in calo), la Repubblica Ceca (10,5, in calo), la Grecia (10,9, in calo)… Fra una decina d’anni, Israele potrebbe contare una delle 15 maggiori popolazioni su oltre 50 paesi europei (ammesso che lo Stato ebraico voglia ritenersi parte dell’Europa o comunque un suo affine). Questo è per dire come la demografia sia una forza che cambia radicalmente i rapporti numerici fra le nazioni, e sebbene in misura minore anche i loro rapporti di forza. Ma è anche per dire che Israele non può più cullarsi nell’illusione di essere un piccolo stato giovane e bisognoso di aiuti dall’esterno. È giunto il momento di affermare più esplicitamente la propria autonomia e l’auto-gestione del paese, di assumersi tutta la responsabilità delle cruciali decisioni politiche ed economiche che non possoino essere rimandate sine die, e di offrire maggiore e più significativa assistenza alle comunità ebraiche attraverso il mondo nella misura in cui queste la richiedano. Shanah Tovah veHatimah Tovah.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(6 ottobre 2016)