7 ottobre 1943, Memoria viva
Nelle mani degli aguzzini finirono in oltre duemila, rastrellati il 7 ottobre di 73 anni fa. Un arresto di massa, a tradimento, che costituì il preludio alla deportazione nei campi di prigionia nazisti. Lontano da Roma, lontano dall’Italia. Pochi giorni dopo, il 16, i tedeschi poterono così entrare e muoversi nel quartiere ebraico della Capitale senza alcun intralcio.
È una pagina di Memoria ancora poco conosciuta quella che riguarda la sorte di un numero che oscilla tra le 2000 e le 2500 unità di carabinieri romani, disposta da Kappler con l’entusiastico sostegno del gerarca fascista Rodolfo Graziani. Inviati nei lager su treni piombati, molti dei carabinieri arrestati non fecero ritorno a casa. “Il giorno della cattura fummo fatti cadere in un tranello tesoci dai tedeschi e dai non meno crudeli repubblichini. Eravamo un ingombro, un ostacolo per i nazifascisti, eravamo testimoni da eliminare, eravamo l’unica protezione per le popolazioni avvilite e stanche e decisero di disfarsi di noi“, così ricorda quel giorno il maggiore Alfredo Vestiti in una sua memoria.
Una pagina dolorosa della propria storia, una ferita aperta che l’Arma ricorda ogni anno con profonda commozione al fianco delle comunità ebraiche. Nella caserma Capitano Orlando De Tommaso, dove si è svolta oggi l’annuale commemorazione alla presenza dei vertici del corpo, con la partecipazione del comandante generale Tullio Del Sette e del comandante della scuola dell’Arma Riccardo Amato, si sono infatti ritrovati tra gli altri la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, l’ex presidente UCEI Renzo Gattegna, la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di Segni.
Atmosfera solenne, grande partecipazione, l’impegno comune a tenere viva la sfida della Memoria.
(7 ottobre 2016)