leadership – Dirigenti di successo
Quali sono le caratteristiche di una dirigenza scolastica efficace nelle scuole ebraiche, e in che modo può essere nutrita e sostenuta? A questa domanda risponde lo studio commissionato dal Consortium for Applied Studies in Jewish Education, un’organizzazione filantropica ebraica americana che finanzia ricerche e progetti nel campo dell’educazione, e realizzato dai centri American Institutes for Research, intitolato “Leadership in Context: The Conditions for Success of Jewish Day School Leaders” (La leadership nel suo contesto: le condizioni per il successo dei dirigenti delle scuole ebraiche). Il risultato dell’indagine sono linee guida espresse in sette punti da seguire – divisi in tre categorie, “visione”, “staff” e “community” – applicabili all’universo scolastico ebraico, ma non solo.
La realizzazione dello studio nasce dalla constatazione da parte del CASJE del fatto che finora poche ricerche sono state condotte sulle pratiche dei dirigenti di istituti educativi ebraici e sulle condizioni perché queste risultino in un successo, e ci si basa dunque per lo più sull’esperienza di casi singoli. Per questo, scrivono gli autori dell’analisi, “c’era bisogno di una ricerca che includesse un campione ampio, per comprendere quali sono le caratteristiche che influenzano queste dinamiche”. I ricercatori hanno quindi svolto un sondaggio tra dirigenti scolastici – presidi, presidenti, e direttori di dipartimenti – in 304 scuole ebraiche statunitensi, raccogliendo 72 interviste, al fine di determinare quali qualità siano percepite come in correlazione con alti livelli di soddisfazione tra gli insegnanti, un clima positivo a scuola, e con risultati da parte degli studenti conformi agli obiettivi accademici, sociali, etici e religiosi delle varie scuole.
I sette punti che sono stati stilati riguardano dunque tre campi. Il primo è quella della visione che ogni dirigente ha per il suo istituto. Ad aiutare la sua realizzazione, spiegano i ricercatori, è in primo luogo il mantenimento di una buona relazione di fiducia con il corpo insegnante, affinché essi condividano con il loro direttore gli obiettivi da perseguire. Inoltre, gli intervistati sostengono che attuare corsi per lo sviluppo professionale degli insegnanti su fronti come gli studi ebraici permetterebbe loro di promuovere la loro visione per quanto riguarda l’apprendimento dell’ebraismo.
Per quanto riguarda le dinamiche nel rapporto con i docenti, due sembrano essere le linee guida più rilevanti, e cioè il passare un certo numero di ore in osservazione e tutoraggio dei vari professori, e la capacità di delegare a dirigenti di livello inferiore per potersi concentrare su un numero maggiore di progetti.
Infine, rilevante è anche la necessità di creare una cosiddetta community, cioè una vera e propria rete di persone dedite a migliorare il funzionamento della scuola. La community deve secondo lo studio essere interna, suggerendo ad esempio la creazione di una vera e propria “squadra dirigente” della scuola che affianchi l’autorità individuale del direttore o del preside, ma anche esterna, promuovendo un coinvolgimento dei genitori degli studenti e la collaborazione con altre organizzazioni ebraiche.
Soddisfatto il vicepresidente dell’AIR Mark Schneider, che è anche il capo del team di ricercatori. “Questa ricerca aiuterà i dirigenti scolastici a migliorare i loro istituti – le sue parole – segnalando aree specifiche in cui investire il loro tempo e le loro risorse, portando quindi a maggiori successi anche per gli studenti”.
Francesca Matalon
(7 ottobre 2016)