Gerusalemme, massima allerta Città blindata per Kippur
Predica calma il ministro degli Interni israeliano Gilad Erdan dopo l’attentato terroristico di Gerusalemme, in cui due persone sono state uccise e altre sei ferite. Parlando nelle scorse ore alla radio dell’esercito israeliano, Erdan ha ribadito che le autorità hanno la situazione sotto controllo nella Capitale. In prossimità delle celebrazioni dello Yom Kippur, è stata rafforzata la sicurezza per scongiurare nuovi attacchi.
Le modalità dell’attentato di ieri però preoccupano alcuni analisti israeliani: il terrorista, un uomo di 39 anni proveniente dal quartiere Silwan, nella zona Est di Gerusalemme, aveva passaporto israeliano ed era legato al movimento Mourabitoun, un gruppo islamista dichiarato illegale e attivo nell’area della Moschea Al-Aqsa. Il suo attacco rientra, secondo diversi opinionisti, all’interno del tentativo del gruppo terroristico di Hamas di destabilizzare Gerusalemme e la Cisgiordania. Non a caso il movimento ha rivendicato l’attentato di ieri. Se il progetto di fomentare la violenza contro Israele con singole azioni non è cosa nuova, la differenza rispetto al passato – spiega Amos Harel, analista di Haaretz – è che quest’ultimo tentativo risulta aver avuto “successo”. L’assassinio delle due vittime israeliane, Yosef Kirma (agente di 29 anni) e Levana Malihi, è stato festeggiato una da Hamas come una grande vittoria (diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno condannato i vergognosi onori tributati all’assassino di Kirma e Malihi) e il pericolo, avvisa Harel, è che ora emergano nuovi emuli che, imbracciando armi da fuoco, attaccheranno civili e forze di sicurezza. Mentre nelle volte precedenti le aggressioni sembravano il frutto di singoli, ora, riferisce il Times of Israel, l’attacco della Capitale viene presentato dai media palestinesi come uno schema “per future azioni della cosiddetta Intifada di Al-Quds’”.
Il tentativo di Hamas, visto le gravi perdite subite a Gaza durante l’ultimo conflitto, è quello di spostare il fronte a Gerusalemme e Cisgiordania e per farlo vuole sfruttare la retorica attorno alla presunta invasione ebraica della moschea Al-Aqsa. Il suo obiettivo principale è rompere la collaborazione tra le forze di sicurezza israeliane e quelle dell’autorità nazionale palestinese. E, ancora secondo il Times Of Israel, l’attacco di ieri potrebbe rappresentare la prima breccia in questa cooperazione.
d.r.
(10 ottobre 2016)