… torture
C’è una mostra al Maxxi di Roma, oggi è l’ultimo giorno in cui è esposta. Sono foto di detenuti torturati e assassinati nelle prigioni siriane di Assad, scattate fra il 2011 e il 2013 (ma da allora nulla è cambiato) e fatte su commissione del suo governo da un ufficiale della polizia militare siriana: il regime voleva documentare con esattezza le sue vittime. Il ricordo torna immediatamente alle foto che i fotografi delle SS scattavano sull’orlo delle fosse o sulle rovine del ghetto di Varsavia. Ritroviamo la stessa ossessione di documentare i propri atti, anche se in questo caso siriano prevale, sull’orgoglio del Male, l’intento burocratico di amministrare la morte. Il fotografo siriano è fuggito nel gennaio 2014 portandosi dietro 55.000 foto, 28.000 delle quali di cadaveri. Non pensate che siano terroristi dell’Isis, nella stragrande maggioranza, oltre il 90%, sono persone qualunque, civili desiderosi di qualche libertà e incappati nella volontà del dittatore siriano di distruggere il suo stesso popolo. Il fotografo, il nome sotto cui si nasconde è Caesar, pensava forse di indignare il mondo, come già Karski quando riferì ai governi alleati dei campi di sterminio. L’indignazione non c’è stata, anche se le foto, di cui è stata accertata l’autenticità, sono già state esposte all’ONU, al Congresso degli Stati Uniti, al Museo dell’Olocausto di Washington e nelle capitali europee. A Roma la mostra è durata solo 5 giorni, e non è stata esposta in sedi istituzionali, non sappiamo perché. Sono poche immagini, tratte tra le meno terribili, ed è quasi impossibile guardarle. A me, forse per la prima volta dopo il Ruanda e Srebrenica, la mente è corsa subito alla Shoah. Chissà se verrà mai il giorno in cui serviranno a documentare in un tribunale internazionale i crimini del regime di Assad contro l’umanità? Per inciso, tanto per ricordarci chi sta con chi, un gruppo di militanti di Forza Nuova ha fatto irruzione sabato mattina nella sala della mostra per protestare contro la mostra e per sostenere Putin e Assad.
Anna Foa, storica
(10 ottobre 2016)