Solide radici ebraiche per l’economisra
Hart, una teoria da Nobel
“Mi sono svegliato verso le 4:40 e mi stavo chiedendo se ormai si stesse facendo troppo tardi per quest’anno, ma poi per fortuna il telefono ha squillato”. Non sono in molti a reagire con tanta gioia a una telefonata nel cuore della notte, ma l’economista ebreo anglo-americano Oliver Hart ne aveva ben donde, perché dall’altro capo del ricevitore c’era la commissione della Reale Accademia Svedese delle Scienze che gli annunciava la vittoria di un premio Nobel per l’Economia. Lo divide con il collega finlandese Bengt Holmstroem – li chiamano gli economisti delle “due H” – insieme al quale si è distinto contributo alla “teoria dei contratti”, una branca dell’analisi economica del diritto che studia come le norme che regolano il contratto conducano a un efficiente allocazione delle risorse. “La mia prima reazione – ha raccontato Hart – è stata quella di svegliare mia moglie e il mio figlio più giovane”.
Oliver Simon D’Arcy Hart è nato nel 1948 a Londra, e tutti questi nomi altisonanti derivano dalla sua origine aristocratica. Suo padre è infatti discendente della nobile famiglia ebraica dei Montagu, il cui capostipite Samuel Montagu, banchiere, filantropo e politico ebreo ortodosso e attivista sionista, ottenne nel 1907 per la prima volta il titolo nobiliare di Barone Swaythling, di Swaythling nella Contea di Southampton. Montagu si fece in particolare conoscere per le sue opere nei servizi sociali, tra cui un coinvolgimento nelle prime indagini per scoprire l’identità di Jack lo squartatore e un grande aiuto agli ebrei residenti nelle periferie delle città britanniche. Anche il padre di Hart, il medico e ricercatore Philip D’Arcy Hart, fu una figura di spicco dell’Inghilterra del Novecento. Scomparso solo dieci anni fa all’età di 106 anni, fu uno dei pionieri negli studi sulla tubercolosi. La madre di Oliver, Ruth Meyer, era invece ginecologa, mentre sua moglie Rita Goldberg insegna letteratura ad Harvard e ha scritto un memoir su cosa significhi crescere nella seconda generazione dopo la Shoah intitolato “Motherland: Growing Up With the Holocaust”. Insieme hanno due figli e due nipoti.
Gli studi di Oliver Hart sono iniziati al King’s College di Cambridge, dove si è laureato in matematica, per poi proseguire all’Università di Warwick e ottenere un dottorato a Princeton, nonché nel tempo varie lauree honoris causa. Negli anni successivi ha ricercato e insegnato nel campo dell’economia nelle migliori università di Regno Unito e Stati Uniti, di cui ha anche ottenuto la cittadinanza. Dal 1993 ha una cattedra ad Harvard, di cui per alcuni anni ha anche presieduto la facoltà di Economia.
La “teoria dei contratti” per cui Hart ha vinto il quarantottesimo Nobel per l’Economia insieme a Holmstroem, riguarda temi come assicurazioni, proprietà della casa, lavoro, ma anche i bonus degli amministratori delegati o le polizze assicurative. Si tratta di studi importanti, secondo la commissione che ha assegnato loro il premio, “per comprendere i contratti della vita reale e delle istituzioni, così come le trappole potenziali nella redazione dei contratti”. Essi non si sono rivelati importanti solo per l’economia “ma anche per altre aree, dal diritto costituzionale alla teoria fallimentare”. In particolare, le ricerche di Hart avviate negli anni Ottanta sui “contratti incompleti”, un ramo della teoria, sono state definite assolutamente innovative per quanto riguarda la proprietà e il controllo delle imprese, “fornendo gli strumenti teorici per studiare questioni come ad esempio quali tipi di aziende dovrebbero fondersi, il giusto mix di debito e capitale, e quali istituzioni – come scuole o prigioni – dovrebbero essere soggetto pubblico, quali invece privato”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(11 ottobre 2016)