In ascolto – Kol Nidre
Poco prima del tramonto, la vigilia di Yom Kippur, la comunità si riunisce per la preghiera in sinagoga e il cantore intona il Kol Nidre, una formula in aramaico che assolve dai voti fatti da uno Yom Kippur all’altro e fu Rabbi Meir ben Samuel, genero di Rashi, a introdurre un cambiamento fondamentale nel testo, sostituendo la frase “Tutti i voti fatti dallo scorso Yom Kippur a questo” con la frase “Tutti i voti fatti da questo Yom Kippur al prossimo”. Il Kol Nidre ha una storia antica e complessa; fu introdotto nella liturgia secoli fa nonostante l’opposizione di alcuni rabbini e addirittura nel corso dell’800 fu eliminato dai libri di preghiere in diverse comunità dell’Europa Ovest e in America, per essere poi in molti casi ripreso dopo la Seconda guerra mondiale per i tanti immigrati dall’Est Europa che avevano nelle orecchie la memoria nostalgica di quella formula.
Non vi è certezza su autore e data della composizione, ma a quanto pare Kol Nidre era in uso già all’epoca dei gheonim e dal siddur di Amram Gaon si evince che fosse assai diffuso in Spagna anche se non accettato da diverse altre comunità di area sefardita. L’evoluzione più significativa avvenne però in Germania, nelle comunità ebraiche della zona del Reno, nel cuore di Ashkenaz; è in questo contesto che le parole presero forma sulla tradizione “missinai” (dal Sinai), quell’insieme di melodie formulate e canonizzate nel Medioevo in questa regione e considerate, insieme alla cantillazione biblica, la base della musica liturgica nel mondo askenazita. Alcuni cantori di allora erano soliti premettere al canto vero e proprio un’espressione vocale molto simile a un sospiro, che seguiva l’andamento di un ampio glissato, come se solo i sospiri potessero aiutare l’uomo a trovare se stesso in profondità per poter vivere appieno Yom Kippur.
Il legame affettivo con la melodia fece sì che, anche laddove il testo fu abolito e sostituito con versetti tratti dai Salmi o un testo creato ex novo, questa rimanesse nella pratica
Nel 1938 Rabbi Sonderling, cresciuto nelle comunità reform in Germania e trasferitosi a Los Angeles nel 1935, un uomo interessato alle avanguardie artistiche e musicali, chiese ad Arnold Schoenberg di comporre un nuovo Kol Nidre. Il compositore accettò per una serie di motivi personali e politici, ma anche per i significati che Yom Kippur reca con sé: pentimento, possibilità di rinnovamento, ritorno. Anche Schoenberg era “ritornato” e il testimone di un evento tanto importante, svoltosi a Parigi nel 1933, era stato Marc Chagall.
Nella sua opera il compostore impiega il versetto “Una luce si è levata per il giusto” (Salmo 97, 11) e la formula Biyeshiva shel ma’ala, attribuita a Rabbi Meir di Rothenburg (XIII secolo), che rende possibile per la comunità, pregare insieme a chi ha apertamente trasgredito le regole.
Il suo Kol Nidre è autobiografia e desiderio di tornare, di essere accolto senza riserve.
Maria Teresa Milano
Consiglio di ascolto:
(13 ottobre 2016)